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Letta apre il congresso dopo i fischi per la pace. E nei sondaggi è superato da Conte

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Non deve essere stato semplice per Letta rendersi conto che la piazza per la pace a Roma ha applaudito Conte e fischiato lui, il segretario pisano Pd.

Conte ormai che ha nella piazza, ad alto tasso di sinistra, un habitat naturale, come ha dimostrato in campagna elettorale.

Contestato duramente Letta e il Pd con parole molto forti che hanno chiesto a viva voce che il Pd uscisse da quel corteo “assassino, guerrafondaio, vergognati” è stato urlato a Letta.

Letta fischiato per la pace ha commentato “noi siamo in tutte le piazze per la pace”.

Laddove evidentemente si ha la convinzione che la pace si raggiunga armando la guerra.

Letta non più abituato alla piazza.

Quella di sinistra.

Non è piazza stare su un palco iper blindato dalla polizia come in campagna elettorale.

Letta a cui da Milano ha teso la mano Calenda (Mi manda Renzi?): “Questa piazza non avrebbe fischiato Enrico Letta”.

Letta che vede il suo Pd continuare a perdere anche e ancora nei sondaggi.

Pd superato da Conte che porta il M5S alle spalle di Fratelli d’Italia nell’ultimo sondaggio Swg che fotografa le intenzioni di voto per il Tg La7.

Fratelli d’Italia guadagna lo 0,3%, il partito della premier Giorgia Meloni sale al 29,4%.

Il M5S cresce dello 0,5% ed è secondo partito al 16,8% staccando dunque il Partito Democratico, che cede lo 0,3% e scende al 16%. Azione-Italia Viva (8,4%), Lega (7,7%) e Forza Italia (6,3%) perdono tutti lo 0,2%. Verdi e Sinistra valgono il 4%, +Europa scivola al 3,7% mentre Italexit è stabile al 2,5%.

Letta, dopo non essersi dimesso post 25 settembre, va avanti. Per la sua strada.

Quella del mancato mea culpa post batosta elettorale che si conferma non essere vincente.

Quella che, in una débacle alla quale il Pd da anni non dà una lettura da vita reale, lo vede alle prese con un congresso lungo mesi.

Che parrebbe sovrapposto a una sorta di agonia di partito.

In perenne ritardo. Col Pd stesso. E con un’opposizione di Governo che, a suo parere, lo vedrebbe gran protagonista. Una scelta, quella di parlarsi al proprio interno per mesi, che non parrebbe avere un coro unanime tra gli stessi dem.

Dopo aver detto no alla signora Moratti “Non c’è un solo motivo al mondo per cui il Pd debba candidare Letizia Moratti, ex ministra di Berlusconi ed ex assessora del leghista Fontana”, Letta ha aperto in queste ore, un mese e mezzo dopo la batosta elettorale, il percorso congressuale.

Con una lettera. Rivolta ad iscritti ed elettori di sinistra, “a tutti coloro che vogliono essere protagonisti con noi di questa svolta“.

Un appello rivolto “a tutti quelli che nelle prossime settimane vogliono aderire al percorso costituente”.

Ripercorre la storia del Pd Letta nella lettera fin dalla sua nascita nel 2007 “la felice intuizione di Romano Prodi”.

Aggiungendo “A destra decisero di copiarci facendo nascere il Pdl, che a differenza del Pd ebbe vita assai breve”.

Poi Letta: “Più la fase della chiamata e della discussione saranno efficaci più si potranno anche contrarre i tempi della fase del confronto tra i candidati, in modo da poter anticipare la data attualmente fissata dalla Direzione nazionale del PD per il 12 marzo“.

“Abbiamo una grande missione da svolgere: dimostrare la forza, oggi nel 2022, dell’originalità dell’idea del Partito Democratico”.

Come il Pd intenda dimostrare la forza dell’originalità della sua idea, tesi che dimostra in realtà il continuare a non mettersi in discussione, siamo curiosi di ascoltarlo.

© Riproduzione riservata

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