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Nardella, Renzi, Letta: la Toscana del Draghi bis

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Il sindaco di Firenze Dario Nardella, Pd, guida la carica dei più o meno duemila sindaci d’Italia che invocano il Draghi bis “perché nel Paese è fortissimo il sentimento pro Draghi“.

L’ex sindaco di Firenze Matteo Renzi di Rignano, senatore leader di Italia Viva, guida le centomila firme in raccolta online per il Draghi bis sottoscritte dai “Siamo cittadini sconvolti dalla decisione dei grillini di far dimettere Mario Draghi da Presidente del Consiglio”.

Il pisano Enrico Letta, segretario nazionale di un Pd che nell’asse elettorale con il  M5S ci ha puntato, stamattina 19 luglio ha incontrato Draghi a Palazzo Chigi.

E Draghi subito dopo il vertice con Letta è salito al Quirinale da Mattarella.

Alla vigilia del voto di fiducia del 20 luglio.

E’ la Toscana in prima linea per il Draghi bis.

Premier che sarebbe stato messo in discussione dal predecessore Conte con un M5S scisso e ormai altro dal boom 2018.

Tutti vogliono fortissimamente vogliono Draghi. Un diluvio di consensi per Draghi.

Così pare.

L’Italia non può prescindere da Draghi stando ad appelli, petizioni e manifestazioni.

Promossi da partiti, mondo cattolico, associazionismo.

Tutti invocano Draghi.

Pure una delegazione ucraina oggi martedì 19 luglio ha sfilato con l’immagine di Draghi insieme a Zelensky alla manifestazione di Milano organizzata da Azione, Italia Viva, + Europa.

Draghi che voleva fare il presidente della Repubblica ma della cui guida al Governo, si disse in occasione dell‘elezione del Mattarella bis, l’Italia secondo i partiti (tranne Fratelli d’Italia) non poteva proprio fare a meno.

E di cui, sempre secondo i partiti, sempre tranne FdI, l’Italia pare proprio non possa fare a meno anche oggi.

Il che per i partiti equivale ad affermare a voce alta che nessun leader eletto possa essere meglio. E che lo strumento del voto fondamento di democrazia sia in fondo un optional.

Allora, con Mattarella bis presidente della Repubblica, e oggi, verso il Draghi bis, è Fratelli d’Italia a chiedere elezioni.

Evidenziando come sia comoda la poltrona di privilegio parlamentare per chi al prossimo giro quella poltrona non l’avrà più. In primis per il taglio di 230 deputati e 115 senatori portato avanti proprio dai 5 Stelle non scissi.

Punta il dito Giorgia Meloni, leader FdI, contro Nardella e sindaci firmatari dell’appello invocazione Draghi bis: “Una forzatura che non tiene conto del fatto che quei sindaci, nel loro ruolo istituzionale, rappresentano anche molti cittadini che vorrebbero legittimamente tornare a votare, e mandare a casa la sinistra”.

Nardella in replica sottolinea che i sindaci firmatari sono bipartisan: “da destra a sinistra e da ogni parte d’Italia, che hanno aderito al nostro appello”.

Tutto sembra muoversi verso il Draghi bis.

E se Draghi bis sarà, a capo del Governo ci sarà un Draghi che da questi appelli, petizioni, manifestazioni di partito esce ancora più forte. 

 

© Riproduzione riservata

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