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Siccità, “Basso Valdarno fuori emergenza. Rischio assenza piogge 2023”

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PISA _ “Con la fine dell’estate, e il ritorno delle piogge tra agosto e settembre, nel Basso Valdarno può di fatto ritenersi conclusa la fase di emergenza per il servizio idrico integrato, legata alla grave siccità che negli ultimi mesi ha colpito il Paese e la Toscana. Sebbene Acque SpA mantenga ancora alta l’attenzione, viste le elevate temperature del periodo, il gestore idrico ritiene che sia stato superato il momento più critico di una stagione tra le più calde e siccitose degli ultimi decenni. Le attenzioni si spostano già al 2023, anno in cui il Paese dovrà probabilmente fare i conti con ulteriori periodi di siccità.

Acque Spa, l’azienda che gestisce il servizio idrico integrato nel territorio del Basso Valdarno,  fa il punto sulla siccità che ha colpito in estate la Toscana, anche con ordinanza dei sindaci per limitare l’uso di acqua.

Giuseppe Sardu, presidente Acque “In tutti questi mesi abbiamo monitorato costantemente la disponibilità della risorsa idrica, rimanendo in stretto contatto con l’Autorità Idrica Toscana e con le amministrazioni comunali, i cui sindaci avevano emanato le ordinanze anti-spreco, anche a seguito dello stato di emergenza idropotabile proclamato dalla Regione Toscana. Guardando indietro, oggi si può affermare che nel nostro territorio è stato possibile uscire indenni da quella che è stata la siccità più estrema dell’ultimo secolo. Acque è riuscita a adempiere al suo compito principale: garantire con continuità l’erogazione idrica alle utenze, anche nelle condizioni più critiche”.

Quindi: “Ciò non significa che non ci siano state difficoltà e momenti di preoccupazione, che hanno chiamato i tecnici a un impegno straordinario. Dietro a quel gesto che è sempre sembrato semplice, aprire un rubinetto e veder scorrere acqua potabile, c’è stato un lavoro enorme, e spesso invisibile, da parte della macchina operativa di Acque. In gran parte del Basso Valdarno, ad esempio, si è fatto ricorso alle autobotti, che per mesi hanno rifornito centrali e depositi, per integrare la risorsa idrica disponibile. Dal telecontrollo i livelli delle falde sono stati monitorati giorno e notte, mentre l’interconnessione delle reti ha consentito di destinare di volta in volta parte della risorsa nelle zone più vicine ai livelli di emergenza. Nei momenti più critici sono state adottate soluzioni ad hoc, alcune persino “estreme”, come ad esempio la parzializzazione dell’erogazione idrica nelle ore notturne: non un razionamento, bensì una riduzione della portata, che ha avuto un impatto pressoché nullo presso le utenze, ma che si è rivelata fondamentale per rialzare i livelli dei depositi quando l’acqua scarseggiava”.

Spiega Sardu: “Le misure straordinarie, però, non sarebbero state sufficienti senza l’attenta programmazione condotta negli ultimi anni, nei quali Acque ha introdotto soluzioni strategiche in tre principali direzioni: il potenziamento delle opere di presa per garantire la massima continuità del servizio, l’interconnessione delle reti per integrare in modo ottimale la risorsa a seconda delle caratteristiche delle fonti di approvvigionamento, e infine la riduzione delle perdite. Ciò è stato possibile grazie all’ingente mole di investimenti: oltre 1 miliardo di euro in 20 anni di gestione, di cui 95 milioni solo nel 2021 e altrettanti nel 2022. Esempi significativi di progetti per tutelare la risorsa idrica sono i lavori di potenziamento dell’acquedotto che serve la città di Pisa (il cosiddetto “Mille”), l’interconnessione dei sistemi idrici dell’Empolese e di Cerbaie, l’attivazione di nuove centrali idriche a Montecalvoli e Terrafino. Oggi questi e altri sistemi consentono di “modellare” il servizio secondo le necessità, e hanno scongiurato il rischio di limitazione nell’erogazione idrica anche nel corso dell’ultima, grave siccità.

Negli ultimi 5 anni, il volume delle perdite nel territorio gestito da Acque si è ridotto di oltre il 20%: dal 43,2% del 2017 al 36,7% del 2021. Numeri ancora elevati, ma che già oggi pongono il Basso Valdarno al di sotto della media nazionale (42%), in una tendenza di costante riduzione”.

© Riproduzione riservata

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