Che un giorno l’intelligenza artificiale sia in grado di organizzare un viaggio, prenotare un hotel o uno spettacolo e, perché no, anche usare i nostri dati finanziari in sicurezza, non è così assurdo. Lo ha sottolineato Luciano Floridi, filosofo e professore alla Yale University, nell’ambito dell’evento Adnkronos “Ai: intelligenza umana, supporto artificiale”. In un video messaggio, il professore di Yale ha chiarito che ciò sarà possibile solo se saremo pronti, se le piattaforme digitali, nelle quali già lavora l’Ai oggi, sarà “Ai friendly”, quindi accogliente nei confronti di un agente che lavorerà come una specie di “maggiordomo digitale personale”.
“Non è una novità ormai parlare di Ai – spiega Floridi in un video messaggio -. Non lo è da tantissimi anni nel mondo accademico, non lo è da qualche anno anche nella vita ordinaria. Ormai troviamo l’Ai menzionata nei giornali, nei notiziari, sui social media. Molti aspetti dell’Ai, ovviamente, fanno notizia. Quello che ci interessa maggiormente in questo contesto è quando l’Ai opera come se fosse un agente, cioè come se fosse una sorta di attore “Proxy” cioè qualcosa che sta al tuo posto, che fa cose al posto tuo, possibilmente su tua indicazione”. Una modalità che il professore di Yale spiega essere stata definita “Agentic Ai” e che ha limiti e possibilità.
Il ruolo dell’Agentic Ai
Un piccolo esempio che il professore usa per spiegare di cosa stiamo parlando è un esempio da manuale che funziona un po’ così: “Immaginiamo di voler organizzare una piccola vacanza, un weekend, io vivo da quelle parti, e andare a New York. Un paio di ore di treno, un albergo per una notte, uno spettacolo a Broadway, cena e a casa. Serve un biglietto del treno, la prenotazione di una camera d’albergo, trovare il biglietto meno costoso per quello spettacolo e magari prenotare un tavolo ad un ristorante”.
L’Agent Ai può farsi carico di questi compiti in un colpo solo: “Delego al mio agente artificiale di organizzarmi il weekend a New York – ha continuato il professore -. Questo, però, è ancora leggermente un po’ fantascienza, ma è già possibile. Dico fantascienza perché è già quello sta accadendo, non è futuro: queste sono tecnologie già disponibili. È il come metterle insieme, coordinarle, che non facciano errori, che con la mia carta di credito siano sicure finanziariamente. Che non prenotino la stanza dell’albergo dall’altra parte della città, che il ristornate, essendo io vegetariano, sia in linea con i miei gusti” che conta davvero. Per questo motivo, il professore sottolinea che ancora molto c’è da fare, ma la direzione è già stata intrapresa.
L’importanza del contesto digitale
Il ruolo di questi agenti digitali, però, sarà efficiente solo se opereranno nel contesto per il quale sono stati creati: “Come se il mondo fosse il mare, il mio agente è un pesce e io sono un sommozzatore – spiega Floridi -: è il suo ambiente e ci riesce meglio di me. Costi minori, risparmio di tempo e energie: è quello che fa un bot come ChatGpt e i nostri motori di ricerca”.
Si stanno saldando, secondo il professore, tutti quegli elementi che hanno contribuito alla trasformazione digitale dell’ultimo secolo: “Un ambiente digitale si salda con capacità di agire con un altro agente digitale, con la search engine dei motori di ricerca, magari con i social media, i big data, il mondo della telefonia mobile: così diventano un’architettura unica”, ha aggiunto Floridi.
“Una nostra responsabilità”
Un mondo in costruzione, “la cui responsabilità è nostra – tiene a specificare il filosofo di Yale -, dove queste forme di agire sembreranno naturali, un po’ come fiumi, onde, venti, con la differenza che le disegneremo noi, le controlleremo noi, se qualche pasticcio avverrà sarà solo responsabilità nostra”. Allora? “Tocca prepararsi, usare bene questa tecnologia, sapere cosa può fare e quali rischi corro quando la impiego e ricordarsi che la responsabilità del disegno, dell’impiego e dell’utilizzo finale di questa tecnologia è tutta umana e resterà tale per quanto ne sappiamo“, ha concluso Floridi.
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