La parola ‘intelligenza’ deriva dal latino intelligere, che significa ‘comprendere’. La sede delle nostre capacità intellettive è il cervello dotato di miliardi di cellule dette neuroni, le quali intrecciano tra loro migliaia di connessioni dette sinapsi, affinché la trasmissione dei dati sia rapida ed efficace. Ma proviamo un secondo ad immaginare un intreccio neurale come una rete informatica, fatta di miliardi di dati continuamente elaborati e processati che cosa otteniamo? Esattamente l’intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale (AI) è infatti un campo dell’informatica che si occupa di sviluppare sistemi in grado di eseguire compiti che richiederebbero l’intelligenza umana, come l’apprendimento, la risoluzione e la semplificazione di problemi. Grazie all’uso dell’AI vengono così create macchine capaci di agire in modo intelligente, simulando le capacità cognitive e organizzative umane. Questi sistemi sono inoltre in grado di imparare dalle loro stesse esperienze, migliorandosi e sviluppandosi autonomamente. Dunque questo strumento sta invadendo pervasivamente molti settori tra cui quello della sanità, semplificando ed integrando così il lavoro umano.
Grazie alla sua capacità di elaborare grandi quantità di dati e identificare modelli complessi, l’AI sta aprendo nuove frontiere nella ricerca medica, nella diagnostica, nella terapia personalizzata e nella gestione della salute pubblica. Le aree di applicazione dell’AI nella sanità infatti spaziano in moltissimi ambiti.
Benefici dell’AI nella diagnostica, terapia e prevenzione
Innanzitutto una grande importanza data dall’AI è in ambito della diagnostica assistita. Già oggi, gli algoritmi si allenano su grandi collezioni di immagini mediche, come ecografie, raggi X, risonanze magnetiche per riconoscere anomalie con una precisione impressionante. Oppure anche su raccolte di immagini microscopiche per supportare l’analisi clinica e la medicina di laboratorio.
Ad esempio un contaglobuli, di fatto lo strumento che ci consente di effettuare il cosiddetto esame emocromocitometrico o emocromo, se dotato di AI, rispetto al passato , non solo è in grado di distinguere le singoli frazioni cellulari ma anche di comprendere se le forme o il numero possono essere causa di patologie e malattie ematiche, allertando più rapidamente l’operatore. Gli esempi che si potrebbero riportare sono infiniti. Questo non significa che qualunque operatore del settore possa essere sostituito da uno strumento ma l’assortimento esperienziale di un essere umano sarà comunque più limitato rispetto a quello di una macchina intelligente continuamente in evoluzione che saggia in pochissimi secondi milioni di casi, supportando così la diagnosi di malattie come tumori, malattie cardiovascolari o neurologiche. Quindi L’AI ha il grande vantaggio di processare enormi quantità di dati (big data) in pochissimo tempo, aumentando la precisione delle diagnosi e velocizzando le scelte del professionista, come uno strumento di supporto per l’analisi di dati clinici e una diagnosi precoce. Oltre ad un miglioramento della precisione e dell’efficienza della diagnosi, l’AI è di supporto anche per un accurato follow-up, gestione dei dati sanitari e monitoraggio dei singoli pazienti e fornisce anche un mezzo per analizzare in maniera predittiva il rischio di sviluppare determinate malattie.
I sistemi basati su intelligenza sono in grado di suggerire il modo migliore di gestire o trattare dal punto di vista farmacologico la patologia. Infatti l’AI si basa su linee guida, su evidenze scientifiche provenienti dalle pubblicazioni mediche internazionali, sul decorso di soggetti con patologie simili e sulla storia clinica dell’individuo da curare, fornendo così in tempi rapidi una terapia personalizzata di supporto al medico. Non solo l’AI fornisce un aiuto utile per la somministrazione di terapie individualizzate ma è uno strumento anche per lo sviluppo di nuovi farmaci. In media ci vogliono quasi dieci anni e moltissimi soldi per sviluppare e testare un nuovo medicinale. L’obiettivo comune è quello di utilizzare l’intelligenza artificiale per rendere la scoperta dei farmaci più veloce, sicura ed economica. Prevedendo il comportamento delle molecole nell’organismo e scartando ‘in anticipo’ i composti che non funzionano, riducendo lunghe e costose procedure di laboratorio.
Sfide
Chiaramente di pari passo ai grandi benefici dell’AI si pongono anche dei limiti tecnici ma anche etici. Innanzitutto la sfida principale è la necessità di enormi quantità di dati che devono essere processati e algoritmi che devono essere elaborati, affinché questo utile strumento possa essere sempre più sviluppato. Dunque gli strumenti learning devono essere continuamente aggiornati ma in ambito sanitario questo si scontra con la privacy dei pazienti. Inoltre il limite più grande è la questione etica della responsabilità decisionale in cui in caso di errore su chi ricade l’imputabilità? Sulla valutazione sbagliata dell’AI o sulla troppa fiducia dell’operatore che anziché vagliare il caso, supportandosi con i sistemi di intelligenza artificiale, si è completamente affidato ad essa?
Stabilire i confini della responsabilità non è sicuramente banale ma la riflessione che un po’ tutti dobbiamo fare è su quanto l’intelletto umano sia insostituibile. Come noi la macchina intelligente avrà la capacità di comprendere, analizzare ed esprimere risultati, ma l’essere umano ha la capacità di mettersi in discussione. Là dove si pone un limite critico prima di dare una diagnosi o una terapia inadeguata dettati da un algoritmo non correttamente addestrato, si ha il dovere di soffermarsi e approfondire, non accettando passivamente l’aiuto di un software.