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domenica 24 Agosto 2025
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Gaza, Israele invia 10 influencer nella Striscia: “Qui è pieno di cibo, ecco la verità”

(Adnkronos) – Israele ha assoldato dieci influencer per smentire le accuse delle Nazioni Unite che indicano il governo di Tel Aviv come responsabile di una carestia a Gaza generata intenzionalmente e utilizzata come arma contro il popolo palestinese e “mostrare la verità”. 
Onu: “Carestia a Gaza City di origine umana e inaccettabile”
 Così mentre la stampa internazionale viene tenuta fuori dalla Striscia, il governo di Tel Aviv ha sponsorizzato l’ingresso temporaneo degli influencer israeliani e statunitensi. Un’operazione organizzata dal ministero per gli Affari della Diaspora – riporta la testata israeliana Haaretz – che ha visto i creator filmare e condividere contenuti dai centri gestiti dall’ente israelo-statunitense Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), creata per aggirare la presa di Hamas sulla distribuzione di aiuti. “Tra i partecipanti al tour figuravano Xaviaer DuRousseau, influencer conservatore repubblicano di Gen Z, oltre 1 milione di follower tra Instagram, Facebook e TikTok; Marwan Jaber, giovane druso israeliano di 16 anni con quasi 250.000 follower su Instagram; Jeremy Abramson, ebreo americano residente in Israele con oltre 450.000 follower su Instagram; Brooke Goldstein, avvocata di Miami legata alla destra, con 150.000 follower complessivi e direttrice del Lawfare Project, che fornisce supporto legale gratuito alla comunità ebraica nel mondo, oltre agli israeliani Shiraz Shukrun e David Mayofis”, sottolinea la testata. Nei contenuti pubblicati su varie piattaforme social dopo il tour, DuRousseau si è mostrato in tuta militare con il messaggio: “Israele NON sta bloccando il cibo in ingresso a Gaza” in sovraimpressione. In un altro post ha condiviso le foto di pallet di viveri in attesa di distribuzione, scrivendo: “Potete odiarmi per essere andato a vedere la verità, ma non cambierete i fatti. Israele non è la ragione per cui molti palestinesi muoiono di fame. Se vi interessa davvero la causa di Gaza, andate a distribuire cibo invece di fare gli ‘antisemiti della mensa’”. Goldstein, dal canto suo, ha scritto che “quando il cibo entra a Gaza e viene consegnato direttamente alla popolazione, questo spezza la capacità di Hamas di usarlo come arma, rubandolo e rivendendolo a prezzi gonfiati per finanziare le proprie operazioni”, aggiungendo che prima dell’arrivo della Ghf la distribuzione era affidata all’ente Onu Unrwa, che “consegnava il cibo direttamente nelle mani dei terroristi di Hamas. Quello che ho visto dimostra che ciò che i media raccontano è assolutamente falso”, racconta. Jaber ha postato un video in arabo ed ebraico in cui si rivolge agli operatori Onu a Gaza urlandogli di “vergognarsi di non fare nulla”, per poi aggiungere: “Dopo che ho parlato loro in arabo, hanno capito che devono muoversi”. Il tour è stato presentato dal governo israeliano come un modo di mostrare il meccanismo di consegna degli aiuti umanitari a Gaza, con l’obiettivo di “smentire le bugie di Hamas diffuse dai media esteri”; la dichiarazione ufficiale descrive l’iniziativa come parte della lotta alla “campagna di discredito di Hamas – la cosiddetta ‘campagna della fame’ – volta a danneggiare l’immagine di Israele sulla scena internazionale” e smentire quanto affermano diverse organizzazioni, tra cui l’Onu, che secondo gli organizzatori della trovata si stanno rifiutando di distribuire “migliaia di tonnellate di cibo già disponibili”, riporta Haaretz. Questa settimana oltre 100 Ong internazionali hanno firmato una lettera aperta in cui respingono le affermazioni delle autorità israeliane, secondo cui l’ingresso degli aiuti a Gaza non è ostacolato, affermando che “la maggior parte delle principali organizzazioni internazionali non è riuscita a far arrivare neppure un camion di forniture salvavita dal 2 marzo”. Israele sostiene che la distribuzione inadeguata sia dovuta a “negligenza o inefficienza” delle Nazioni Unite e dei gruppi umanitari, sottolinea la testata, ricordando che secondo il ministro della Salute di Gaza, controllato da Hamas, il bilancio complessivo delle vittime per fame e malnutrizione dall’inizio della guerra è salito a 271 morti, tra cui 112 bambini. In un articolo di inizio agosto Haaretz, spesso critica del governo israeliano, aveva rivelato che il ministero degli Esteri israeliano “ha trasferito decine di migliaia di dollari a fondo perduto per portare influencer americani in Israele”, con fondi “veicolati attraverso l’organizzazione filo-coloni Israel365, incaricata senza gara pubblica per il suo ‘ruolo unico nel trasmettere una linea chiaramente pro-Israele, in sintonia con l’agenda Maga (Make America Great Again) e America First”. L’operazione sembra pensata per andare incontro alle preoccupazioni dei giovani elettori repubblicani Usa, nonché dell’ala trumpiana Maga, tendenzialmente isolazionista in politica estera, in merito al forte sostegno dell’amministrazione di Donald Trump al governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu, scrive la testata, ricordando che a marzo il Pew Research Center ha rivelato che solo il 48% dei repubblicani sotto i 50 anni ha un’opinione positiva di Israele. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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