(Adnkronos) – Chiudi gli occhi, immagina il vento. Quello che sibila tra le sartie di un catamarano lanciato ad altissima velocità sul mare di Sydney. E’ il vento della Formula 1 del mare: SailGp. La notizia, in fondo, è semplice: Muse Sport Consortium ha acquisito SailGp Italia, la squadra nazionale che rappresenterà il tricolore nel campionato più spettacolare della vela mondiale. Ma la notizia vera è un’altra: l’Italia è tornata nel grande mare. Perché Muse Sport non è solo un consorzio. È un’idea. Un progetto che parla la lingua antica della vela ma con l’accento del futuro. I tre demiurghi: Assia Grazioli Venier, imprenditrice e investitrice. Gian Luca Passi de Preposulo, advisor per i più grandi marchi del lusso, con la cultura del bello come orizzonte. E Jimmy Spithill: leggenda vivente. Il ragazzo di Pittwater che nel 2013, alla guida di Oracle, compì l’impresa delle imprese. Da 8 a 1 a 9 a 8. Contro i neozelandesi. “È come chiudere un cerchio,” racconta Assia Grazioli Venier, che ricorda all’Adnkronos l’amicizia ventennale con Passi de Preposulo. “I nostri padri hanno navigato insieme nella Whitbread del ’73. Quella vera, quella epica. Adesso siamo noi a riportare il tricolore nella vela.” Ma attenzione: la Formula 1 del mare non è l’America’s Cup. Qui ci sono dodici nazioni, barche identiche, inclusione obbligatoria, zero segreti. “Conta il talento del team”, dice De Preposulo all’Adnkronos. Tappe da New York a Sydney, da Saint-Tropez ad Abu-Dhabi. Numeri da capogiro: 1,8 miliardi di visualizzazioni globali nel 2024, 133 milioni di fan, 6,5 milioni di euro di impatto economico medio a tappa. Audience digitale e televisiva superiore a molti sport olimpici. Un’opportunità straordinaria per l’Italia. Una nazione con l’anima d’acqua e il corpo di costa: il 70% del territorio nazionale si affaccia sul mare. “La vela è nel nostro Dna,” dice Grazioli Venier. E quando lo dice, lo accompagna con i numeri: 8,6 milioni di fan della vela nel Paese. Quasi 2 milioni già consapevoli di SailGp. E soprattutto, 79% di conversione. Tradotto: otto italiani su dieci che scoprono SailGp se ne innamorano. Potenziale economico espolosivo. Nel 2022, Taranto ha ospitato una tappa SailGp senza una barca tricolore in gara. Eppure i numeri dicono che è come se ci fosse: 25.000 spettatori in due giorni, 10,3 milioni di audience globale, oltre 6 milioni di euro di ricadute economiche per la città. Perché? La risposta è già scritta nel mare. Red Bull Italy SailGp non vuole essere solo una squadra, un team. Ma un cambio di paradigma. Non solo perché al timone c’è Spithill, che promette all’Adnkronos: “Vogliamo diventare il team numero uno della SailGp”. E perché a bordo c’è Ruggero Tita, oro olimpico, atleta totale. Ma perché dietro ci sono visione e progetto, davanti un orizzonte: fare della vela una piattaforma. “Vogliamo creare un ecosistema che unisca sport, design, turismo, media, tecnologia, sostenibilità. Dove la vela è la punta dell’iceberg e sotto c’è il meglio del Made in Italy”, dice Passi de Preposulo. “Siamo entrati con una valutazione di 45 milioni di dollari – competitiva ma proiettata al futuro. Era una cifra coerente sia per gli investitori di fascia alta che per la lega, che ci voleva come partner strategici. Da quando ho investito nella squadra Usa, le valutazioni sono cresciute di 3–4 volte, quindi il nostro ingresso è arrivato al momento giusto. E siamo orgogliosi di essere la prima squadra SailGP co-acquisita da un fondo guidato da donne”, sottolinea Grazioli Venier. Un’opportunità commerciale vera: ci sono vari settori che oggi dominano le sponsorship SailGp: automotive, banche e fintech, luxury & fashion, media & intrattenimento, healthcare & beauty e consumer tech. Brand come Rolex, Oracle, Mubadala, Cognizant, T-Mobile, Range Rover sono già saliti a bordo. Il valore commerciale per le squadre è aumentato del 300% negli ultimi due anni.
Le città in lizza per la tappa italiana del 2026 sono più di una: Venezia, Napoli, Palermo, Roma. Città di mare, certo. Ma soprattutto, città di storie. E SailGp, in fondo, è questo: uno sport che si fa racconto. Basti pensare a Henry (Larry) Ellison, ceo di Oracle e ideatore di SailGp. Si dice che Ellison aveva un sogno sin da ragazzo: possedere una barca a vela. Si racconta che la sua prima moglie lo lasciò perché, invece di comprare una casa dopo il matrimonio, acquistò una barca a vela e si trasferirono a vivere lì, in California. Storie di vela ma soprattutto di passione, capaci di unire mondi distanti. “Dalla Formula 1 alla MotoGP, c’è qualcosa per tutti”, dice Spithill. “L’ho visto in tutta la mia carriera ed è ancora più evidente adesso. Un dato interessante? Circa l’85% dei fan di SailGP proviene dal mondo del motorsport. Un Campionato non solo per i veri appassionati di vela”. (di Andrea Persili e Michele Antonelli) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
SailGp, l’Italia ‘scommette’ sulla vela ed entra nella Formula 1 del mare
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