(Adnkronos) – “Tutto è nato da una foto in bianco e nero nell’ufficio di mio padre.” Così Gian Luca Passi de Preposulo, imprenditore, venture capitalist e advisor, racconta all’Adnkronos l’incipit di una storia che sembra scritta dal destino. Una barca, due padri, un’amicizia ventennale con Assia Grazioli Venier. E poi, SailGP: “La Formula 1 della vela”, ma con barche identiche, inclusione obbligatoria, trasparenza totale. “Mi interessava solo se ci fosse stato un team italiano,” confessa. Detto, fatto. Con Jimmy Spithill al timone e Ruggero Tita a bordo, il consorzio guidato da Muse Sport ha portato l’Italia dove mancava: in una lega globale, sostenibile, spettacolare. “Vogliamo elevare il percepito del brand Italia.” Non solo mare, ma visione.
Partiamo dalla notizia. SailGP Italia, la squadra nazionale di vela che rappresenta l’Italia nell’ambito del prestigioso campionato SailGP, è stata acquisita da un consorzio guidato da Muse Sport. Muse Sport è guidato da lei e Assia Grazioli Venier. Come vi è venuto in mente?
“A livello personale, io vengo da un’esperienza di oltre vent’anni nel mondo della moda e del lusso, tra cui Giorgio Armani e poi Moncler. Circa dieci anni fa mi sono trasferito negli Stati Uniti, dove ho iniziato a fare da advisor per alcuni brand e aziende della Silicon Valley. In seguito ho creato una mia piattaforma di investimento. Inizialmente aiutavo gli imprenditori a far emergere i loro marchi, poi sono diventato anche investitore in alcune di queste realtà. È stato naturale per me, a un certo punto, coinvolgere anche alcune celebrities di Hollywood, che sono entrate come advisor e investitori. Da lì, in modo molto organico, ho iniziato a presentare opportunità anche ad alcune famiglie italiane, che conoscevo bene grazie ai dodici anni trascorsi a Milano”.
Poi cosa è successo?
“Con il tempo, la piattaforma si è strutturata sempre di più, e ho raccolto capitali anche attraverso Azimut – il mio primo partner ufficiale – con cui abbiamo creato un fondo chiamato Festina Lente. Assia, una mia amica da vent’anni, è diventata venture capitalist a Los Angeles. Ha fondato un suo fondo e ha sempre avuto un forte interesse e competenza nel mondo dello sport”.
Ma come vi è venuta in mente la vela?
“Qualche anno fa Assia era a Venezia e le ho suggerito di andare a trovare i miei genitori – siamo originari di Carbonera, un paesino vicino a Treviso. Nell’ufficio di mio padre ha notato una foto in bianco e nero di lui su una barca. Gli ha chiesto dove e quando fosse stata scattata. Mio padre le ha raccontato che risale alla prima edizione della Whitbread Round the World Race nel 1973, durante la tappa da Portsmouth a Cape Town. Assia, stupita, ha risposto: “Anche mio padre ha partecipato alla prima Whitbread!”. Questo ha creato un legame ancora più forte tra di noi, oltre all’amicizia che già ci univa da anni”.
Un legame che vi ha portato ad investire nella Formula 1 della vela
“Sì, l’anno scorso Assia mi ha chiamato e mi ha detto: “Sto pensando di entrare in un consorzio che sta acquistando una quota del team americano di SailGP.” Le ho risposto che l’idea era molto interessante, ma che mi sarebbe piaciuto far parte di un’operazione simile solo se ci fosse stato un team italiano. La conversazione si è chiusa lì, ma dopo qualche settimana mi ha richiamato dicendomi: “Gianluca, Larry Ellison ha deciso di aprire due nuovi team in franchising: uno brasiliano e uno italiano.” In più, mi ha raccontato che Jimmy Spithill sarebbe diventato azionista di maggioranza del team italiano, e che c’era l’opportunità di entrare come co-proprietari”.
Quindi?
“Abbiamo fatto una proposta alla Lega – quella di Larry Ellison – e Assia ha incontrato Jimmy a San Diego. Poco dopo ci siamo trovati tutti su Zoom per discutere l’idea.Dopo qualche confronto, abbiamo ricevuto il via libera per investire attraverso il nostro veicolo nel team italiano. Ovviamente, all’epoca non c’era ancora una barca: era tutto su carta. Le competenze disponibili in quel momento erano soprattutto legate alla storia dell’America’s Cup”.
SailGp, la Formula 1 della vela, è ancora giovane.
“Esatto, non dobbiamo dimenticare è nata nel 2019: siamo solo alla quinta stagione. Se guardiamo all’esplosione che ha avuto, ad esempio, la Formula 1, ricordiamoci che parliamo di uno sport con 70-75 anni di storia alle spalle. Siamo ancora in una fase iniziale, ma l’aspetto interessante è che in Italia abbiamo una tradizione velica straordinaria, sia nel passato che nel presente. Basti pensare a figure come Raul Gardini, Gianni Agnelli, Patrizio Bertelli. Abbiamo una vera e propria passione multigenerazionale per la vela. Negli ultimi decenni, però, l’unico grande evento che il pubblico ha potuto seguire è stata l’America’s Cup che però si svolge ogni quattro anni e dura un mese e mezzo. A parte quello, poco altro. È da lì che abbiamo capito che esisteva una reale opportunità”.
A quel punto arriva Henry (Larry) Ellison, ceo di Oracle e ideatore di SailGp.
“Grande appassionato di vela. Racconto un aneddoto. Henry (Larry) Ellison aveva un sogno sin da ragazzo: possedere una barca a vela. Si racconta che la sua prima moglie lo lasciò perché, invece di comprare una casa dopo il matrimonio, acquistò una barca a vela e si trasferirono a vivere lì, in California. Appena ne ebbe la possibilità, entrò nel mondo dell’America’s Cup, vincendola in modo leggendario con Jimmy Spithill, che oggi è considerato un’icona nel mondo della vela e dello sport in generale. Nel 2013, durante l’America’s Cup a San Francisco, la sua imbarcazione, Oracle, stava perdendo 8 a 1 contro i neozelandesi. Per vincere l’America’s Cup bisogna arrivare per primi a nove regate. Jimmy e il team americano riuscirono in un’impresa incredibile: ribaltare il risultato e vincere 9 a 8. Un’impresa considerata tra le più grandi nella storia dello sport”.
Ecco ma SailGp è profondamente diversa dall’ America’s Cup.
“Certo, Larry Ellison capì che, per quanto affascinante, l’America’s Cup era un evento elitario, con barriere d’accesso altissime e costi proibitivi. Così decise di creare una nuova Lega, fondata su cinque pilastri fondamentali”.
Cioè?
“Parità tecnica: tutte le barche devono essere identiche. In Formula 1, chi ha più risorse economiche può investire in tecnologia e ottenere l’auto più veloce. Qui no: le prestazioni dipendono solo dal talento dell’equipaggio. Inclusività: ogni team deve essere misto. È obbligatoria la presenza di almeno una donna a bordo. Esclusività e appeal globale: ogni team rappresenta un solo Paese e ogni tappa si svolge in location spettacolari: Dubai, Saint-Tropez, Rio de Janeiro, New York, Los Angeles. È come avere un “Gran Premio di Monaco” per ogni evento. Gli spettatori possono seguire la gara da terra o dai loro yacht. Sostenibilità economica: la maggior parte dei team sportivi, a livello globale, perde soldi. Per questo, la League ha introdotto un salary cap: ogni team ha un tetto massimo di spesa fissato a 10 milioni di dollari l’anno. Una cifra importante, ma irrisoria rispetto agli stipendi di molti sportivi nei principali campionati mondiali. Trasparenza totale: tutti i dati delle barche sono condivisi in tempo reale. Ogni team può monitorare in diretta i dati degli avversari durante le regate. Nessun segreto, tutto è alla luce del sole. In questo modo la competizione si basa davvero solo sulla bravura dell’equipaggio, sulla loro capacità, sulla loro strategia e resistenza. Una cosa rara nello sport moderno, soprattutto a questi livelli”.
Così arriviamo al 2025 quando, insieme alla venture capitalist e imprenditrice Assia Grazioli-Venier e al celebre velista australiano Jimmy Spithill, due volte vincitore dell’America’s Cup, lei decide di lanciarsi nel SailGp e diventa proprietario del Red Bull Italy SailGP Team. Quale è la peculiarità del vostro progetto?
“Siamo una vera piattaforma globale per un team italiano nel mondo della vela, e questa piattaforma offre alle aziende italiane la possibilità di entrare in contatto diretto con un team sportivo che ha visibilità mondiale. Si tratta di una piattaforma per creare valore, per coinvolgere partner in settori diversi — dall’hospitality alla moda, dalla tecnologia all’intrattenimento. Abbiamo la fortuna di contare su un team di altissimo livello: Ruggero Tita, due volte medaglia d’oro olimpica, come skipper, e Jimmy Spithill come Ceo. Siamo solo all’inizio di questa avventura, ma crediamo che le opportunità di collaborazione siano molte”.
Cosa ispira questo progetto?
“Quello che porto in questo progetto è il desiderio di elevare il percepito del brand Italia e più nello specifico del team SailGp Italia. E voglio farlo rivolgendomi a un pubblico che, in Italia ma anche all’estero, è molto sensibile a questi valori. Il team è, per me, una piattaforma perfetta: una vetrina in cui possono convergere mondi diversi, come l’ospitalità la moda, la tecnologia”.
Ci sono precedenti
“C’è già un precedente importante, quello di Prada con Luna Rossa, e il lavoro fatto da Bertelli va sicuramente riconosciuto. Quello che stiamo cercando di fare è simile, ma con una visione ancora più aperta a tanti ambiti: vogliamo dare accesso al team a imprese italiane di eccellenza”.
Quanti investimenti avete fatto? “Posso dirti che il valore del team è stimato intorno ai 45 milioni. A questo si aggiungono investimenti molto significativi: inizialmente parliamo di centinaia di milioni da parte della League voluta da Larry Ellison. E oggi ci sono investimenti continui, nell’ordine di decine o anche centinaia di milioni, da parte dei Global Sponsors. Il nostro obiettivo ora è riuscire a coinvolgere anche brand italiani, portandoli a scoprire le opportunità offerte dal progetto SailGp Italia e a diventare nostri partner”.
Quale è il tratto di italianità – se c’è- che portate in questo progetto?
“Direi che il primo elemento è la possibilità di portare una regata in Italia, in una nazione che ha il 70% del territorio bagnato dal mare. Questo vuol dire poter scegliere tra tantissime location straordinarie. Il secondo è il concetto di ospitalità, che è centrale nella cultura italiana. Quando saremo in Italia, tutto ciò che ruoterà attorno al team sarà pensato per valorizzare questo aspetto. E anche quando saremo all’estero, con “Casa Italia” come punto di riferimento, ci impegneremo a portare questo spirito in ogni tappa. Insomma: tradizione, valori, accoglienza. E, ancora una volta, la voglia di ispirare i giovani e creare nuove opportunità nel mondo della vela”. (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Vela, De Preposulo: “Dalla foto di mio padre al brand Italia, perché punto su SailGp”
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