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La Toscana alza la guardia contro un nemico spesso invisibile. La Regione ha deciso di prorogare lo screening gratuito per l’Epatite C fino al 31 dicembre 2026. Una scelta strategica, messa nero su bianco in una delibera presentata dall’assessora alla salute Monia Monni, per dare a tutti la possibilità di intercettare il virus prima che sia troppo tardi.
Il target è preciso. La campagna riguarda i cittadini nati tra il 1969 e il 1989 (fascia 37-57 anni), oltre ai detenuti e alle persone seguite dai Serd. Fare il test è semplicissimo. Non servono code infinite: ci si può rivolgere al proprio medico di famiglia, alle farmacie (pubbliche e private) o alle associazioni di volontariato aderenti.
“Invitiamo tutti a farlo, non farlo è un errore”, è l’appello congiunto del presidente Eugenio Giani e dell’assessora Monni. I numeri sono in crescita, grazie anche alle lettere inviate dall’Ispro, ma non bastano. Ad oggi sono stati eseguiti oltre 100.000 test. Sembrano tanti, ma rappresentano solo il 10% della platea potenziale. La procedura è rapida e indolore: basta una piccola puntura sul dito. Il risultato è immediato.
L’Epatite C (HCV) è insidiosa. Si trasmette col sangue e può rimanere nel corpo per anni senza dare sintomi. Intanto, però, lavora nell’ombra. Se trascurata, l’infezione diventa cronica e può evolvere in cirrosi o cancro al fegato. La buona notizia è che la medicina ha fatto passi da gigante. Se il test rapido risulta positivo, si passa alla conferma e poi alla cura. Oggi esistono farmaci orali da assumere per 8-16 settimane: hanno effetti collaterali minimi e garantiscono la guarigione in oltre il 95% dei casi. Un test di pochi minuti, insomma, può letteralmente salvare la vita.



