I colloqui di pace per l’Ucraina, che vedono coinvolti rappresentanti ucraini, americani e alleati europei, hanno raggiunto un livello di serietà “senza precedenti” in questo momento storico. A Berlino, dove il presidente Volodymyr Zelensky ha incontrato tra gli altri l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, si sta discutendo un complesso piano di risoluzione che tocca le questioni più sensibili del conflitto. Uno dei nodi cruciali? L’adesione dell’Ucraina alla Nato, alla quale il presidente Zelensky sembra disposto a rinunciare.
La Nato in cambio di garanzie
Il punto focale dei negoziati riguarda l’adesione di Kiev alla Nato, che il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha definito un “punto cardine”. L’ambasciatore Pier Francesco Zazo, che era in Ucraina al momento dell’invasione russa nel 2022, ha rivelato ospite dell’evento Adnkronos organizzato in occasione della XVIII Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori, che da parte di Zelensky c’è un’”apertura”: il presidente ucraino “è pronto a rinunciare a chiedere l’adesione alla Nato“. Tuttavia, Kiev non è disposta a cedere senza ottenere qualcosa in cambio. L’Ucraina chiede infatti “solide garanzie di sicurezza” per il futuro.
La pressione americana
Nonostante la possibile rinuncia alla Nato, il presidente ucraino Zelensky mantiene delle “linee rosse” invalicabili sul piano militare e territoriale. Il presidente ucraino non può cedere sulla richiesta della cessione totale del Donbass e non può ritirarsi dall’attuale “ultima linea della fortificazione difensiva”. Tale ritiro, ha spiegato Zazo, equivarrebbe a “dare il via libera alla Russia per la sua avanzata militare”. Inoltre, l’Ucraina non accetterà una riduzione del proprio esercito.
A complicare il quadro, i media riferiscono che durante l’ultimo ciclo di negoziati, i negoziatori americani avrebbero chiesto a Kiev di rinunciare alla parte della regione del Donbass ancora sotto controllo ucraino. Questa richiesta, che il funzionario interpellato dall’Afp ha definito “sorprendente”, allineerebbe Washington alla posizione russa, ma Kiev la rifiuta fermamente.
Vincoli militari e richieste territoriali russe
Le richieste territoriali avanzate da Mosca si scontrano, secondo gli analisti, con le difficoltà logistiche e militari sul campo. Gli esperti militari dell’Institute for the Study of War (Isw) hanno evidenziato che la Russia non può sfondare la “cintura fortificata” del Donetsk senza sguarnire, e quindi indebolire, altri fronti attivi come Vovchansk, Kupiansk o Huliaipole.
La necessità di impegnare pienamente tutti i militari e gli equipaggiamenti dell’intero quadrante offensivo per prendere città cruciali come Slovyansk e Kramatorsk significa che le forze russe “non potranno essere distratte” altrove. Questi vincoli, aggravati da problemi interni di reclutamento e di produzione di equipaggiamenti, spiegano perché il Cremlino stia avanzando richieste territoriali sulle zone non ancora occupate: al momento non può acquisirle militarmente.
Ambizione e complessità dei colloqui
Nonostante la complessità, i colloqui a Berlino, che continuano anche oggi, sono stati descritti come “sostanziali”. L’inviato di Trump, Steve Witkoff, ha riferito che sono stati fatti “molti progressi” nella discussione di un piano di pace in 20 punti.
Il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, ha sottolineato che l’obiettivo è trovare una soluzione “sostenibile” che non venga percepita “come un insulto o un’umiliazione all’Ucraina, cosa che sarebbe inaccettabile”. Il capo della diplomazia tedesca ha riconosciuto che il processo è “ambizioso e complesso, non è esattamente facile”, e rimane aperta la questione cruciale sulla reale “serietà” di Vladimir Putin nel voler mettere fine all’invasione.
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