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Furto al Louvre, ora i gioielli della Corona rischiano la distruzione: é corsa contro il tempo

(Adnkronos) –
Gli otto gioielli della Corona francese trafugati dal Museo del Louvre non sono soltanto oggetti preziosi: sono frammenti di storia, testimonianze uniche del fasto imperiale e della maestria orafa del XIX secolo. Ora, all’indomani dal clamoroso furto, il timore degli esperti è uno solo: che vengano smontati, rifusi o smembrati per sempre. Se ciò accadesse, il danno non sarebbe solo economico, ma culturale e irreversibile. 

Composti da migliaia di diamanti, zaffiri, perle e smeraldi, questi gioielli hanno un valore sul mercato nero teoricamente elevato. Ma il loro vero pregio è intangibile: sono pezzi irripetibili, associati a figure storiche come l’imperatrice Eugenia de Montijo, Maria Luisa d’Austria e la regina Ortensia. Sradicati dal contesto museale e privati della loro integrità, questi oggetti perderebbero gran parte del loro valore simbolico. “Un diamante si può vendere ovunque, una tiara imperiale no”, spiegano i curatori del Louvre. È proprio questo il nodo cruciale: per essere venduti, i gioielli dovranno essere trasformati, cancellati dalla storia. 

Secondo gli esperti, i ladri potrebbero essere costretti a smontare le gemme dai castoni, separare diamanti, zaffiri e smeraldi, e rifondere l’oro per renderli irriconoscibili. Un’operazione lenta, rischiosa e che richiede la complicità di orafi esperti e canali criminali internazionali. Ma anche in quel caso, le pietre sarebbero “orfane”, private della loro provenienza storica e, dunque, svalutate sotto il profilo culturale. “La complessità tecnica di queste creazioni potrebbe sorprendere i ladri”, ha spiegato Alexandre Giquello, battitore d’asta della casa Drouot, alla rete televisiva Bfm. “Non basta smontare: bisogna sapere come farlo senza distruggere tutto”. 

Il Louvre teme che i gioielli scompaiano per sempre, trasformati in oggetti qualunque. La tiara di Maria Amelia con oltre 1.000 diamanti, il collier di zaffiri di Ortensia, i pendenti di smeraldo di Maria Luisa, i preziosi dell’imperatrice Eugenia: ogni pezzo racconta un’epoca, un potere, un’identità. Se venissero alterati, si perderebbero secoli di storia artistica e politica. 

“Non possiamo sostituirli, possiamo solo preservarli”, affermano i conservatori del Louvre. La Francia ha già vissuto in passato perdite simili, ma la rapidità con cui è stato commesso questo furto e il tempo necessario per una trasformazione clandestina aprono uno spiraglio: gli oggetti potrebbero ancora essere integri. 

Le forze dell’ordine francesi collaborano con Europol e Interpol per impedire la dispersione delle gemme, nella speranza che le operazioni di smontaggio non siano ancora iniziate. In questo tipo di crimine, ogni giorno che passa aumenta il rischio di distruzione. Nel frattempo, il Louvre lancia un appello ai professionisti del settore, ai collezionisti e agli orafi: “Attenzione a ogni pietra sospetta. Se riconoscete una gemma o una montatura, denunciatelo. Non si tratta solo di un furto: è un’aggressione alla nostra memoria collettiva.” (di Paolo Martini) 

internazionale/esteri

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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