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Morto Roberto Colaninno, presidente Piaggio

L'imprenditore, 80 anni, ricordato soprattutto per la scalata a Telecom e il rilancio di Piaggio

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PONTEDERA – Morto Roberto Colaninno, presidente Piaggio.

Il comunicato ufficiale sabato 19 agosto: “Omniaholding S.p.A. rende noto che la scorsa notte è mancato il Cavaliere del Lavoro Roberto Colaninno, Presidente di Immsi S.p.A. (IMS.MI), Presidente e amministratore delegato di Piaggio & C. S.p.A.”.

Morto Roberto Colaninno, ex presidente di Telecom e Piaggio, aveva 80 anni. Dopo gli esordi nel 1969 e la carriera all’Olivetti, il nome dell’imprenditore viene ricordato soprattutto per la scalata a Telecom nel 1999 e al rilancio di Piaggio.

Roberto Colaninno, nato a Mantova, è arrivato ad 80 anni vedendo il valore del titolo di Borsa Piaggio stabilmente vicino ai massimi storici, da quando nel 2006 decise di quotarla a Piazza Affari. Quello nel gruppo motociclistico con base a Pontedera, è il secondo tempo della sua carriera professionale.

“Il primo tempo”, titolo della sua biografia fino al 2006, è soprattutto l’operazione che lo rese un manager e imprenditore di fama internazionale. La scalata alla Telecom della “razza padana”. In quelle pagine, per la prima volta il solitamente riservatissimo manager nato a Mantova ma di famiglia barese, aveva spiegato anche la sua visione industriale.

 

Per Colaninno gli esordi sono nel 1969 alla Fiaam, azienda mantovana di componentistica auto di cui è prima direttore amministrativo e poi amministratore delegato. Nel 1981 fonda, sempre a Mantova e sempre nel settore componentistica per auto, la Sogefi che sarà poi assorbita dalla Cir, la holding della famiglia De Benedetti.

La svolta avviene nel 1996 quando viene nominato amministratore delegato di Olivetti. L’azienda di Ivrea famosa nel mondo per macchine da scrivere e computer, sta cambiando pelle avendo dato vita a Omnitel. La prima compagnia di telefonia mobile privata, e Infostrada, che invece gestiva la rete fissa in alternativa a Telecom, che all’epoca era monopolista.

Proprio partendo da questo “tesoretto” tecnologico, venduto per oltre sette miliardi di euro ai tedeschi di Mannesmann che a loro volta lo cederanno tutto a Vodafone, nasce l’Opa su Telecom Italia del 1999, dopo che nel 1997 Romano Prodi aveva deciso di privatizzarla per mettere a posto i conti pubblici in vista dell’ingresso nell’euro.

Successivamente alla nomina in Olivetti, Colaninno partecipa al capitale della società attraverso Fingruppo S.p.A., società per azioni di Brescia. Accanto a Fingruppo, tra gli altri azionisti di riferimento di Olivetti, ci sono Hopa e la scatola lussemburghese Bell, finanziarie legate ad Emilio Gnutti. In cui ci sono anche l’ex numero uno di Unipol, Giovanni Consorte, Mps e successivamente Fininvest.

La banca americana Chase Manhattan fa da garante, e l’allora presidente del consiglio, Massimo D’Alema, li definì “capitani coraggiosi”. Colaninno, che non è socio di Bell, ha una visione dell’operazione principalmente industriale. Sotto la sua guida, nei successivi due anni Telecom si rafforza notevolmente a livello internazionale. Ed estende i settori d’attività, dalla telefonia fissa alla mobile, da Internet alla televisione, fondando La7, dalle comunicazioni satellitari, ai sistemi informatici.

Ma gli azionisti di Bell hanno una visione puramente finanziaria dell’operazione, e appena due anni dopo vendono all’Olimpia di Marco Tronchetti Provera. Colaninno, in disaccordo, si dimette. Al momento delle sue dimissioni, il debito di Olivetti non era stato ribaltato in Telecom per una precisa strategia finanziaria dello stesso Colaninno.

Nel 2002, grazie anche alla buonuscita, alle stock options ottenute da Olivetti e dalla vendita di partecipazioni di minoranza, il manager mantovano riparte acquisendo Immsi. Società del settore immobiliare che trasforma in una holding industriale tramite cui nel 2003 acquisisce Piaggio.

Nel dicembre 2004 ne amplia il perimetro industriale, e con l’acquisizione dei marchi motociclistici Aprilia e Moto Guzzi entra nel business delle moto. Nel 2006 la quotazione con cui si abbatte il debito. Da allora il gruppo è cresciuto notevolmente. E’ il più grande costruttore europeo di scooter e moto e uno dei principali player mondiali in questo settore (i marchi proprietari del gruppo sono Vespa, Piaggio, Aprilia, Moto Guzzi, Gilera e Derbi). Produce veicoli commerciali leggeri (l’Ape e il Porter).

E dal 2015 ha creato una divisione robotica, Piaggio Fast Forward, il centro di ricerca del Gruppo sulla mobilità del futuro con sede a Boston, che ha dato vita al drone terrestre Gita, dotato di tecnologia follow me.

Immsi ha differenziato gli investimenti entrando nel campo della cantieristica navale, acquisendo la Rodriquez Cantieri Navali di Messina e la Intermarine di Sarzana – oggi tra i leader mondiali nella produzione di cacciamine e dragamine – e nel settore immobiliare e turistico, con l’Is Molas Golf Resort, il prestigioso progetto di sviluppo immobiliare in Sardegna.

Nel 2008 per Roberto Colaninno c’è anche l’impegno in Cai, la Compagnia Aerea Italiana chiamata a salvare Alitalia e con il Gruppo Immsi è tra i soci fondatori della nuova società che acquisisce le compagnie aeree Alitalia e Airone. Anche in questo caso, il successivo cambio di proprietà non gli ha permesso di portare a compimento il suo piano di rilancio che aveva previsto per Alitalia. Archiviando così un altro dei capitoli della storia travagliata della compagnia di bandiera.

Oltre che presidente e consigliere di amministrazione di Alitalia, Colaninno è stato membro del Consiglio di Mediobanca, Capitalia e altre istituzioni finanziarie, nonché del consiglio direttivo e della giunta di Confindustria.

Anche la sua carriera accademica è ricca e degna di nota così come i prestigiosi riconoscimenti. In aggiunta alla laurea honoris causa in economia e commercio dell’Università di Lecce, nel 2013 ha ricevuto il diploma di master h.c. in management, innovazione e ingegneria dei servizi dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Nel 2000 è stato nominato Cavaliere del Lavoro e nel 2014 è stato insignito Ufficiale della Legion d’Honneur da sua Eccellenza Alain Le Roy, l’allora ambasciatore di Francia in Italia, che ha commentato “un grande imprenditore italiano, rispettato e stimato da tutti”.

 

© Riproduzione riservata

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