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Bollette acqua, Toscana regione più costosa d’Italia

Ben otto capoluoghi toscani nella top ten nazionale. Dopo Frosinone le città più care sono Grosseto e Siena, Pisa, Livorno, Arezzo

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Bollette acqua, Toscana regione più costosa d’Italia.

Bollette acqua, è la Toscana la regione più costosa d’Italia. Con ben otto capoluoghi nella top ten nazionale delle bollette più care.

Alle spalle di Frosinone, in testa con spesa annuale media di 867 euro, ci sono, nell’ordine: Grosseto e Siena con 807 euro. Pisa 801 euro, Livorno 782 euro, Arezzo 769 euro. Poi Enna con 766 euro. Seguita da Firenze, Pistoia e Prato con 743 euro.

Sono i nuovi dati del XIX Rapporto di Cittadinanzattiva sul servizio idrico integrato, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo.

 

478 euro: questa la cifra spesa per la bolletta idrica da una famiglia nel 2023, con un aumento del 4% rispetto al 2022 e del 17,7% negli ultimi 5 anni. Aumenti in più dei due terzi dei capoluoghi di provincia italiani; rispetto all’anno precedente l’incremento maggiore, di circa il 16%, si registra a Vibo Valentia, mentre ad Isernia la bolletta è praticamente raddoppiata rispetto al 2019.

Frosinone resta in testa alla classifica delle province più care con una spesa media annuale di 867€ mentre Milano e Cosenza conquistano la palma di capoluoghi più economici con 184€.

La Toscana è la regione più costosa (con 732 euro), con ben 8 suoi capoluoghi nella top ten delle province più care; il Molise la più economica (226), in Trentino Alto Adige l’aumento più consistente (+9%).

Oltre che tra le regioni, evidenti differenze di spesa continuano ad esistere anche all’interno degli stessi territori. Ad esempio, nel Lazio, tra Frosinone e Rieti intercorre una differenza di 475 euro. Altri esempi di simile portata si possono riscontrare in Sicilia, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Calabria.

In base agli ultimi dati Istat (anno 2020), la dispersione idrica nei capoluoghi di provincia è pari in media al 36,2% e raggiunge il 42,2% come territorio complessivo italiano. In alcune aree del Paese (soprattutto Sud e Isole) si disperde più della metà dei volumi d’acqua immessi in rete. Se si analizza ulteriormente lo spaccato di alcune realtà, in Basilicata va disperso il 62% della risorsa idrica, mentre la Valle d’Aosta si ferma al 23,9%. Fra i capoluoghi di provincia spicca in negativo il dato di Belluno e Latina, dove la dispersione idrica assume dimensioni anche superiori al 70%; in positivo la città di Macerata con appena il 9,8%.

La fotografia emerge dal XIX Rapporto sul servizio idrico integrato, a cura dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, presentato nel corso dell’evento ‘Cara acqua, una risorsa da risparmiare e tutelare’. Il Rapporto ha preso in esame le tariffe per il servizio idrico integrato applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2023 in riferimento ad una famiglia tipo composta da 3 persone un consumo annuo di 182 metri cubi. Se ci attestiamo su un consumo di 150 mc l’anno, risparmieremmo in media 101€, ossia quasi il 27%; una famiglia toscana, la più tartassata a livello nazionale, potrebbe arrivare a pagare 183€ in meno, ed anche una famiglia molisana avrebbe un risparmio di 42€.

Una famiglia di tre persone, con soglia ISEE fino a 9.530 euro e che ha accesso al bonus sociale idrico, secondo le nostre rilevazioni risparmia annualmente circa 104 euro, ossia il 22% o 27% in meno a seconda che abbia un consumo annuo di 182 metri cubi o di 150 metri cubi.

© Riproduzione riservata

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