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Politiche 2022 e candidature: anche in Toscana c’è chi dice no

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Dario Nardella, sindaco di Firenze, e Matteo Biffoni, sindaco di Prato,

entrambi Pd, hanno detto no a una candidatura per il Parlamento al pisano Enrico Letta.

No grazie al segretario nazionale del loro Pd dato in rampa di lancio come candidato premier.

Un no grazie arrivato in queste ore anche dal sindaco di Bari Antonio Decaro, presidente Anci Nazionale, “Non tradisco Bari“, dopo il no degli altri sindaci eccellenti Pd, Giorgio Gori di Bergamo e Beppe Sala di Milano.

Sta cercando di puntare sui suoi big Enrico Letta, su sindaci amati dall’elettorato, secondo la recente classifica del Sole 24 ore Governance Poll Biffoni è il più amato in Toscana, seguito dal sindaco di Livorno Salvetti e da Nardella, Decaro tra i più amati dagli italiani.

Che con grande cortesia rispondono picche. Per i sindaci una candidatura in un collegio per il Parlamento sarebbe un salto nel buio, preceduto da dimissioni da primo cittadino. Anche se si danno scontati per loro collegi blindatissimi. Ma in termini di consenso e di credibilità rispetto alla città che i sindaci governano cambiare sede istituzionale, come nel 2019 fece a Cascina il sindaco Susanna Ceccardi, Lega Salvini Premier,  eletta al Parlamento Europeo, potrebbe non rivelarsi una strategia vincente.

Quasi una carta della disperazione quella di Letta? La questione è che il centrodestra marcia compatto nell’alleanza, in un’equazione matematica che può dare una maggioranza numerica. Oggi il vertice Meloni – Salvini – Berlusconi.

Secondo un recente report dell’Istituto Cattaneo una mancata alleanza Pd- Cinque Stelle potrebbe consentire al centrodestra di prevalere nel 70% dei collegi uninominali di Camera e Senato.

Il Pd al momento, ma solo al momento, sembra chiudere la porta ai Cinque Stelle di Conte alleati alle ultime amministrative. Rei di essere stati detonatore della caduta del Governo Draghi. Governo in cui tutti i partiti sono stati insieme più o meno appassionatamente allo stesso tavolo.

C’è Di Maio che chiama a raccolta i pro Draghi, c’è Calenda che si è già dichiarato disponibile a fare il premier.

E c’è un altro toscano che il premier l’ha già fatto, dopo Letta, e il sindaco di Firenze pure, Matteo Renzi che, anche lui al momento, dichiara di correre da solo.

Tra i toscani Letta e Renzi c’è di mezzo il famoso “Enrico stai sereno” che a Letta tolse la leadership di Governo a favore di Renzi.

Che via social dichiara: “Vogliamo parlare delle nostre proposte per gli italiani, non delle alleanze. La politica è una cosa seria, non è il gioco delle coppie”.

Ma la matematica non è un’opinione, e mentre il nome di Draghi ancora premier che si sta occupando degli affari correnti non è tramontato come successore di Draghi, le alleanze di centrosinistra dovranno tener conto dei numeri del centrodestra alleato.

E il Pd nell’ultima direzione nella sostanza ha aperto a tutti. Brunetta compreso.

In un contesto in cui il nuovo Parlamento eletto il 25 settembre 2022 sarà in formato ridotto. Scende da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori eletti: 600 parlamentari in tutto, dunque, ai quali si aggiungeranno i non più di cinque senatori a vita.

Intanto in Toscana mentre c’è chi dice no, i sindaci, c’è chi dice sì. Enrico Rossi, ex presidente Regione Toscana, di Bientina, ha annunciato “la mia disponibilità a candidarmi”.

 

 

© Riproduzione riservata

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