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Messa di Natale in carcere per monsignor Gambelli: “Anche questo luogo può cambiare se si pensa alla dignità di ogni persona”

L'arcivescovo di Firenze: "La vera libertà non coincide con l'assenza di sbarre, ma con il coraggio di mettersi al servizio degli altri nell'amore"

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FIRENZE — Un messaggio di riscatto e dignità è risuonato tra le mura di cemento di Sollicciano, dove l’arcivescovo di Firenze, Gherardo Gambelli, ha scelto di celebrare la messa di Natale insieme alla comunità dei detenuti. In un istituto penitenziario che spesso finisce sotto i riflettori della cronaca per le croniche criticità strutturali, il sovraffollamento e le difficili condizioni di vita, le parole del presule hanno cercato di squarciare il velo della rassegnazione. Gambelli ha esordito ricordando che anche un luogo così difficile può cambiare profondamente se si cresce nella consapevolezza della dignità di ogni persona, creata a immagine di Dio, ribadendo che la vera libertà non coincide con l’assenza di sbarre, ma con il coraggio di mettersi al servizio degli altri nell’amore.

Il Natale a Sollicciano è diventato così l’occasione per una riflessione profonda sul rispetto reciproco, unico strumento capace di trasformare gli individui in “segni di speranza che non delude”, una necessità che l’arcivescovo definisce vitale per il mondo contemporaneo. Citando i versi della celebre poesia Er presepio di Trilussa, Gambelli ha messo in guardia contro il rischio di ridurre questa solennità a una “cianfrusaglia senza valore”, sottolineando come solo la preghiera e l’accoglienza dell’amore divino possano restituire autenticità alla festa. Un richiamo alla semplicità e al cuore del messaggio cristiano che ha trovato eco nel silenzio raccolto dei presenti, tra i quali sedevano uomini e donne che vivono quotidianamente il peso della privazione della libertà.

Il tema del perdono è stato il filo conduttore dell’omelia, arricchito dalla lettura di una preghiera intensa inviata all’arcivescovo da un detenuto di un altro istituto, il quale ha parafrasato un salmo biblico per gridare la propria speranza. “Dio non si stanca mai di perdonarci”, ha ricordato Gambelli citando l’insegnamento di Papa Francesco, spiegando che l’invito evangelico a perdonare “settanta volte sette” è lo specchio dell’amore gratuito e infinito che Dio riversa sull’umanità. Facendo riferimento alla storica messa per il Giubileo dei detenuti di Papa Leone, l’arcivescovo ha infine esortato la comunità carceraria a non lasciarsi sconfiggere dalla pigrizia, dall’indifferenza o dall’orgoglio.

Questo Natale fiorentino dietro le sbarre si è così concluso con un appello alla resistenza spirituale, invitando ognuno a trovare la forza per non soccombere all’egoismo e per guardare oltre il perimetro del carcere verso un futuro di riconciliazione.

© Riproduzione riservata

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