Giorgia Meloni, storia di una premier underdog. Tutto quello che la sinistra non sa fare

Giorgia Meloni ha voluto aprire e chiudere il suo discorso di taglio politicamente pragmatico per la fiducia in Aula alla Camera portando se stessa.

Portando la propria storia. 

Sottolineando il peso di essere “la prima donna a capo del Governo in questa Nazione”.

E sottolineando di essere una underdog “Lo sfavorito, per semplificare, che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Provengo da un’area culturale che è stata spesso confinata ai margini della Repubblica, e non sono certo arrivata fin qui fra le braccia di un contesto familiare e di amicizie influenti”.

Il discorso di Giorgia Meloni è tutto quello che la sinistra Pd non sa fare.

E soprattutto non ha saputo fare quando si è trovata nella posizione di governare.

E continua a non fare dandosi svariati mesi di tempo per pensare a un suo congresso.

No, non perchè le dichiarazioni programmatiche di Giorgia Meloni underdog siano esclusivamente di destra.

Certo, c’è un programma di centrodestra da portare avanti per il Governo Meloni che è naturale prosecuzione di una volontà democraticamente espressa col voto del 25 settembre.

Anche questo ha sottolineato la presidente del Consiglio “Negli ultimi 11 anni un susseguirsi di maggioranze di governo pienamente legittime sul piano costituzionale, ma drammaticamente distanti dalle indicazioni degli elettori. Noi oggi interrompiamo questa grande anomalia italiana, dando vita ad un governo politico pienamente rappresentativo della volontà popolare”.

Il discorso di Giorgia Meloni underdog è stato “per garantire agli italiani, a tutti gli italiani, un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere, sicurezza”.

La premier ha ringraziato in maniera bipartisan quelle donne “che hanno costruito con le assi del proprio esempio la scala che oggi consente a me di salire e rompere il pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste”.

Puntando il dito: “Un governo di centrodestra non limiterà mai le libertà esistenti di cittadini e imprese. Vedremo alla prova dei fatti, anche su diritti civili e aborto, chi mentiva e chi diceva la verità in campagna elettorale su quali fossero le nostre reali intenzioni”.

Meloni il 25 settembre non ha vinto le elezioni alla guida di Fratelli d’Italia e, giuramento del 22 ottobre, non è prima donna premier in Italia in virtù di quote rosa così care al Pd.

Quelle quote rosa con cui il Pd altro non fa che mostrarsi accondiscendente senza lasciare di fatto il potere alle donne dem. Anche l’imposizione di donne capogruppo Pd Camera e Senato fa parte della stessa filosofia.

Giorgia Meloni ha preso le distanze dal fascismo. “Intervento apprezzabile e significativo”, commenta la comunità ebraica. 

Ha dedicato ampio spazio ai giovani, del tutto ignorati dal Pd in questi anni. Dichiarando di guardare con simpatia a loro manifestazioni contro il suo Governo.

Nel non risparmiare la stoccata al reddito di cittadinanza M5S, ha parlato di lavoro.

Di giustizia, legalità, lotta alla mafia, riforma delle carceri, tregua fiscale. Di sud come “occasione di sviluppo per la Nazione”.

Ha rimesso al suo posto chi, oltre confine, ritiene di avere voce da supervisore in capitolo su come si governa  in Italia.

Ha parlato della drammatica situazione economica “È indispensabile intervenire con misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie”.

E’ stata chiara nel dire no alla precedente gestione Covid all’insegna delle  restrizioni “Responsabilizzazione più efficace della coercizione”.

Anche annunciando  “Occorrerà fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica”.

Il pensiero a Papa Francesco, con l’applauso unanime di tutta l’Aula. Il riferimento a Falcone Borsellino.

Adesso Giorgia Meloni, premier underdog, ha cinque anni per dimostrare di saper fare.