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CAPALBIO – Un ristorante che lavorava solo in estate e solo a cena spacciato per circolo a Capalbio. A individuarlo la Guardia di Finanza. L’analisi delle entrate e delle spese del ristorante e dei titolari responsabili ha fatto emergere come nel corso degli ultimi anni, sia prima che durante le ultime estati nel periodo Covid, siano stati omessi ricavi in nero per 120mila euro, con violazioni Iva per altri 30mila euro.
Nel dettaglio, si legge in una nota di GdF, le Fiamme Gialle hanno effettuato una complessa indagine di polizia economico finanziaria, anche con sviluppo di accertamenti bancari e, al momento dell’accesso all’attività, l’individuazione degli avventori presenti.
Tutti o privi di titolo associativo, o in procinto di compilare una semplice scheda informativa per ottenere sul momento il simbolico rilascio di una tessera.
I clienti individuati hanno ammesso di non aver mai in realtà rivestito questo ruolo e di non aver partecipato all’attività associativa come invece prevedono le norme.
In concreto hanno fruito del servizio di ristorazione offerto dall’attività, che proponeva piatti tipici maremmani con conseguente pagamento del dovuto.
In sostanza, prosegue GdF, è stato fatto un uso distorto dello strumento associazionistico al solo fine di eludere il fisco e fare concorrenza sleale alle analoghe attività imprenditoriali che rispettano le norme.
Il ristorante è stato riqualificato come attività d’impresa, con conseguente rideterminazione della base imponibile ai fini Ires, Irap ed Iva.
