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Grosseto, l’asterisco di genere diventa un caso politico

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GROSSETO – Un asterisco di genere invece della vocale finale per scrivere la parola bambin*.

E a Grosseto scoppia un caso politico.

Con scontro Pd – sindaco.

Un asterico di genere usato in una newsletter dell’associazione Clan (Collettivo libero anti-noia) che gestisce le attività del polo culturale cittadino Clarisse Arte.

Fondazione Grosseto Cultura, con maggioranza del cda espressione del Comune di Grosseto, guidato dal sindaco di centrodestra Antonfrancesco Vivarelli Colonna, non rinnova la convenzione a Clan, che scade il 31 dicembre 2022.

Clan sul proprio profilo Fb si smarca dall’asterisco di genere: “Per dovere di cronaca dobbiamo puntualizzare che la nostra associazione non ha utilizzato nessun asterisco nelle comunicazioni ufficiali degli eventi del Polo Culturale Le Clarisse di Grosseto perché la comunicazione è compito dell’ufficio stampa della Fondazione”

Il Pd con il parlamentare Marco Simiani, l’assessore regionale Leonardo Marras, il capogruppo in Consiglio Comunale Davide Bartolini tuona: “Se l’utilizzo di un asterisco per definire la differenziazione di genere fosse la causa di licenziamenti si tratterebbe di un fatto gravissimo. Verrebbero denigrate la dignità e la professionalità di una associazione che da anni garantisce la promozione di numerose attività culturali nel nostro territorio. Per chiarire la vicenda promuoveremo la presentazione di interrogazioni in tutti i livelli istituzionali: comunale, regionale e parlamentare”

Il sindaco Vivarelli Colonna risponde: “La sinistra dovrebbe smetterla, una volta per tutte, di creare artificialmente la propria verità. Un modo di fare fazioso e strumentale al quale siamo abituati, che è ampiamente smascherato ma a cui continuano a ricorrere non avendo altri argomenti. Il Pd fa finta di non aver letto l’esaustiva replica di Fondazione Grosseto Cultura, che nega qualsiasi collegamento tra il tema dell’asterisco e quello del non rinnovo contrattuale (anche in questo caso Simiani, Marras e Bartolini usano, impropriamente e intenzionalmente, il termine distorto e fuorviante di licenziamento) di cui sono state oggetto le cooperative Clan, Le Orme e Silva. Ciò è dimostrato proprio dal fatto che la decisione del Cda di Fondazione Grosseto Cultura non riguarda solo la prima cooperativa. Una trappola piuttosto pietosa, quella del Pd, in cui non cado certamente. La sinistra grossetana, del resto, è questa: pronta a gettare fumo negli occhi, gridando le proprie falsità, con l’obiettivo di coprire quanto di buono si sta facendo in questi anni.

Poi il sindaco: “E allora, andiamo oltre questo bieco e vergognoso tentativo di strumentalizzazione e torniamo sul tema del mancato rinnovo di cui, lo ribadisco, non sono stato messo al corrente, né io né il mio assessore Luca Agresti. A questo proposito, ricordo che non esiste un regolamento che obbliga la Fondazione a informare preventivamente il Comune sulle questioni gestionali. Il Cda, che ha la mia fiducia, ha dunque piena autonomia ed è in grado di assumersi la completa responsabilità delle proprie decisioni per il bene del territorio. Ecco perché è grave che i nostri avversari usino questo argomento solo con lo scopo di far sorgere un caso politico laddove invece non esiste. E non lo dico solo io: anche nel corso degli incontri che ho avuto con il Cda, con i direttori e con le stesse cooperative, infatti, si è ragionato esclusivamente di temi organizzativi riguardanti le attività della Fondazione e delle motivazioni che hanno portato alla scelta di cambiare. In nessun caso si è parlato della questione asterisco e, in particolare, i diretti interessati della cooperativa Clan non vi hanno fatto il minimo riferimento.

 

© Riproduzione riservata

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