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Si scrive Mattarella. Si legge Mario Draghi. Il voto per il Quirinale al presidente uscente e rientrante è anche il voto a un ticket Mattarella – Draghi che niente cambia, mantenendo lo status quo di molto e molti. Con un Mattarella bis che, quattordici anni sono lunghi, somiglia più a un regno che a una repubblica. E che alla fine arriva da quegli stessi partiti che tutti insieme appassionatamente stanno seduti al tavolo di Draghi. Con l’eccezione di Fratelli d’Italia, che a un Mattarella bis, con parole di fuoco, ha detto no. Un ticket Mattarella – Draghi che evita il rischio di elezioni anticipate mantenendo un altro anno lo status quo privilegiato di parlamentari che al prossimo giro non saranno rieletti, visto il taglio di 230 deputati e 115 senatori. Un ticket Mattarella – Draghi che ha aperto e chiuso una settimana di voli pindarici trasversali che hanno bruciato nelle urne del voto presidenziale un nome via l’altro. A cominciare dalle ‘donne in gamba’ (cit.), nomi esibiti e veicolati da un’illusione di cambiameno. Per non cambiare niente. Un ticket Mattarella – Draghi in un’Italia che continua a mantenere uno stato di emergenza sanitaria, con restrizioni sempre più restrittive. Un’Italia in piena grave crisi economica e sociale. E dopo un niente di fatto di una settimana di show a Montecitorio, prima di dare la linea al Festival di Sanremo torniamo (noi) nel mondo reale.