Accordo con il Mercosur rinviato. Nonostante sia in gestazione da 25 anni, “firmare ora era prematuro”, ha detto mercoledì la premier italiana Giorgia Meloni, attuando una svolta che ieri sera ha portato il Consiglio europeo a decidere di rimandare a gennaio la firma del patto, originariamente prevista per domani 20 dicembre. L’intesa tra Ue e quattro Paesi dell’America Latina (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) darebbe vita alla zona di libero scambio più grande del mondo – circa 700 milioni di consumatori – , e rappresenterebbe “l’accordo anti-Trump perfetto“, secondo la definizione del leader dell’eurogruppo dei popolari, il tedesco Manfred Weber. Il riferimento è alle aggressive politiche sui dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che hanno reso prioritario per il blocco diversificare gli scambi commerciali, le filiere e le fonti di approvvigionamento di materie prime.
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha spiegato ieri che il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha accolto la richiesta di Meloni di darle più tempo per superare la contrarietà degli agricoltori italiani, che temono di essere danneggiati dall’operazione.
Parole ottimiste sulla ratifica sono venute dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, che aveva spinto per la firma dell’accordo e che nel Consiglio di ieri è stato battuto anche sulla spinosa questione dell’uso degli asset russi congelati a favore di Kiev: “L’Italia ci ha chiesto di rinviare la firma sul Mercosur di altre due settimane, ma Meloni ha affermato che, in coordinamento con la Commissione, si assicureranno che al più tardi a metà gennaio (…) la firma possa aver luogo, quindi è ormai certo che il Mercosur entrerà in vigore una volta che il governo italiano avrà dato il suo consenso”.
“Fondamentale per la crescita della Germania”
Merz ha affermato che una rapida ratifica dell’accordo Mercosur è fondamentale per la crescita economica della Germania, Paese che, va notato, essendo la più grande economia dell’Unione offre anche il maggiore contributo al bilancio pluriennale. Un tema toccato esplicitamente dal presidente lituano Gitanas Nausėda, secondo cui l’Ue ha bisogno dell’intesa perché i piani di bilancio per il prossimo quadro finanziario pluriennale sono “irraggiungibili con una crescita economica così lenta” come quella attuale.
Anche Spagna e Portogallo premono per concludere. “Credo che l’Europa debba procedere con questi accordi commerciali, in particolare con una regione così vicina alla Spagna culturalmente, economicamente e storicamente – sotto ogni aspetto – come il Mercosur. E speriamo di poter raggiungere questo accordo”, ha dichiarato ai giornalisti il premier spagnolo Pedro Sánchez.
Il primo ministro portoghese Luís Montenegro, ha affermato che è “fondamentale” finalizzare l’operazione: “Sarebbe imperdonabile se non riuscissimo a concludere un accordo che ha richiesto 25 anni di negoziati”.
Francia contraria
In casa Francia le cose sono ben diverse, ferma in un’opposizione che rischia di complicare le cose e di dare all’Italia il ruolo del king maker. “Non siamo ancora pronti a firmare l’accordo”, ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, nonostante “i progressi compiuti”, e questo perché “le condizioni non sono ancora soddisfatte e i conti non tornano”. Macron rimane scettico che due settimane possano migliorare il testo, che ritiene debba “cambiare la sua sostanza”. Prevedibile dunque che Parigi manterrà la sua contrarietà all’intesa.
In ogni caso, per la sua avversaria Marine Le Pen, leader di Rassemblement National, il ritardo nella firma non ne impedirà la ratifica, e dunque il capo dell’Eliseo non avrebbe ottenuto alcune vera vittoria dal Consiglio europeo. Per Le Pen, l’accordo “dopo 25 anni arriverà solo due settimane dopo, possiamo prendercela comoda”.

Agricoltori in piazza a Bruxelles
Ieri in piazza a Bruxelles sono scesi gli agricoltori, che temono di essere danneggiati dall’intesa, che eliminando i dazi aprirebbe le porte del mercato europeo, sostengono, a prodotti più economici in quanto soggetti a minori requisiti di qualità e a minori vincoli.
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán prima all’inizio dei lavori del Consiglio ha dato loro “ragione al 100%”, perché “Il Mercosur (li) ucciderebbe” ma ad esempio in Italia i consorzi come Federvini e Parmigiano reggiano sono invece a favore. Così come l’industria, perché il patto è a doppio senso e dunque apre allo stesso tempo al mercato sudamericano, in crescita.
BusinessEurope, la confederazione delle Confindustrie europee, si è infatti “rammaricata della decisione di rinviare la firma dell’accordo“, ritenuto “fondamentale per rafforzare la competitività e l’autonomia strategica dell’Unione Europea”, come ha sottolineato il segretario generale Markus Beyrer.
Per rassicurare gli agricoltori, mercoledì l’Europarlamento ha approvato la sua posizione negoziale rispetto a delle clausole di salvaguardia – controlli più stringenti, ripristino dei dazi in caso di dumping -, ma le misure non sono bastate a far cambiare idea a chi protesta; inoltre devono affrontare una votazione in commissione il 23 gennaio e la plenaria a febbraio.
Accordo in bilico?
Il rinvio deciso ieri può potenzialmente rivelarsi fatale. Lo stallo infatti potrebbe rafforzare l’opposizione in crescita nel Parlamento europeo, di cui un esempio è l’intenzione di alcuni eurodeputati di sottoporre l’intesa alla Corte di Giustizia dell’Ue per un parere di conformità rispetto ai trattati istitutivi dell’Unione europea. La Corte potrebbe impiegare fino a due anni per emettere una decisione, di fatto congelando la ratifica.
C’è poi anche da considerare la posizione delle controparti sudamericane: a fine anno la presidenza del Mercosur, attualmente in mano al favorevole Brasile, passerà al Paraguay, meno convinto. E più in generale, una scarsa decisione e le divisioni rischiano di far perdere credibilità al blocco europeo, come ha sottolineato il presidente della commissione per il commercio nell’Europarlamento, che si augura che “i nostri partner in America Latina abbiano la pazienza di affrontare questa Ue titubante ed esitante”.
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