(Adnkronos) – I dati dicono che l’artrosi all’anca ha un’incidenza, in Italia, di circa 470 casi ogni 100mila persone all’anno, con numeri leggermente più alti (495) in riferimento alle donne di età compresa tra i 70 e i 79 anni: “Si tratta -spiega il professor Salvatore D’Auria, primario di Ortopedia all’ospedale Fatebenefratelli di Benevento- di una condizione a carattere degenerativo. I sintomi, inizialmente lievi, tendono con il tempo all’ingravescenza fino anche a limitare seriamente la deambulazione. Una condizione simile a quella che si verifica in caso di problemi al ginocchio, l’altra articolazione a forte rischio. Le protesi, quando il problema si amplifica, sono la soluzione finora più adottata ma ora una forte risposta arriva dalla cosiddetta medicina rigenerativa”. Una terapia innovativa che si basa sull’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali prodotte dal midollo osseo e presenti nel sangue periferico: “Il loro innesto -sottolinea il professor D’Auria- va a riparare eventuali alterazioni tendinee, cartilaginee e muscolari o patologie legate alla necrosi della testa del femore o omerale. Nel nostro ospedale, uno dei pochi che esegue pubblicamente questo tipo di intervento, abbiamo trattato, in quattro anni, oltre mille persone. Si tratta di una soluzione che, dall’esperienza fin qui acquisita, allontana l’uso di protesi per diversi anni. Un aspetto questo da non sottovalutare perché garantisce una qualità di vita decisamente migliore. Senza dimenticare che si può, con la medicina rigenerativa, raggiungere persone che erano escluse da qualsiasi trattamento, come, ad esempio, gli obesi gli over 70”. La terapia cellulare fa insomma parte di quella nuova branca della medicina che si pone l’obiettivo di sostituire organi e tessuti danneggiati. La conoscenza sempre più approfondita della biologia delle staminali ha permesso, in questi ultimi venti anni, lo sviluppo di tecniche sempre più innovative e mirate per curare o prevenire tutta una serie di malattie: “I benefici -chiosa il professor D’Auria- sono evidenti e sono orgoglioso che il mio ospedale abbia deciso di fare questa scelta che non appartiene a molte strutture pubbliche Un investimento importante e, nello stesso tempo, oculato per mettere al centro l’uomo e la sua sofferenza. Non si mette mai una protesi a cuor leggero perché comunque limita i movimenti e la vita delle persone. Sapere che esiste una possibilità migliorativa è dunque rassicurante per medici e pazienti”. Per informazioni: https://ortopedicodauria.it/ —immediapresswebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Salvatore D’auria, le cellule staminali contro l’artrosi, l’esperienza del Fatebenefratelli di Benevento
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