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Ordigno esplosivo fuori da scuola: perquisiti due minorenni in provincia di Livorno

Il blitz rientra in una più ampia operazione contro la radicalizzazione giovanile di matrice suprematista o jihadista

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LIVORNO – Sono due giovanissimi, di 14 e 16 anni, i protagonisti di un episodio inquietante avvenuto lo scorso maggio in provincia di Livorno: la realizzazione e l’esplosione di un ordigno artigianale all’esterno di una scuola superiore durante l’orario delle lezioni.

Le indagini, condotte dalla Digos di Livorno e coordinate dalla procura per i minorenni di Firenze, hanno portato questa mattina a perquisizioni domiciliari nei confronti dei due adolescenti, identificati dopo un’intensa attività investigativa. Oltre all’atto vandalico, gli inquirenti intendono accertare eventuali collegamenti con ambienti eversivi o ideologici, alla luce della gravità del gesto.

Durante le perquisizioni sono stati sequestrati dispositivi elettronici – smartphone e computer – che saranno analizzati per verificare la presenza di contenuti estremisti o piani di ulteriori azioni violente. Secondo quanto emerso, nel corso delle operazioni sono stati rinvenuti componenti per la realizzazione di molotov e un bilancino per la polvere da sparo, oltre a materiale di propaganda di matrice suprematista e nazionalsocialista, repliche di armi prive di tappo rosso, giacche militari e persino una divisa delle Ss.

Un’operazione senza precedenti: 22 perquisizioni in tutta Italia

Il caso livornese si inserisce in una più ampia operazione nazionale della Polizia di Stato, che questa mattina ha eseguito 22 perquisizioni in diverse regioni italiane nei confronti di giovani tra i 13 e i 17 anni, coinvolti in contesti estremisti di matrice suprematista, accelerazionista, antagonista e jihadista.

Secondo la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, il fenomeno della radicalizzazione minorile è in forte crescita e vede nel web il principale veicolo di proselitismo, addestramento e diffusione di contenuti violenti. Le indagini hanno rivelato chat segrete, contenuti neonazisti, jihadisti e antisemiti, nonché un’esaltazione della violenza come metodo di lotta.

Tra i casi più eclatanti, oltre a quello livornese, figurano minori che si dichiaravano membri di gruppi suprematisti come The Base, adolescenti dediti alla fabbricazione di ordigni artigianali e ragazzi che pianificavano atti violenti in manifestazioni di piazza. In provincia di Ravenna è stato individuato un 17enne che accedeva abitualmente a piattaforme jihadiste come Al-Raud Media Archive, mentre in Calabria un coetaneo era attivo in chat ibride tra islamismo radicale e neonazismo.

Un fenomeno in crescita esponenziale

I dati diffusi dalla Polizia parlano chiaro: dal 2023 a oggi, 12 minori sono stati sottoposti a misure cautelari per terrorismo o istigazione all’odio; altri 107 sono stati coinvolti in perquisizioni o accertamenti. Si tratta di adolescenti con profili psicologici fragili, spesso isolati socialmente, attratti dalla propaganda violenta che circola sui social network, nelle piattaforme di gaming e nelle community criptate.

Preoccupante anche il dato europeo: nel 2024 due terzi degli arresti per terrorismo legati all’Isis hanno coinvolto adolescenti, e in Gran Bretagna un sospettato su cinque è minorenne. Il tempo di radicalizzazione si è drasticamente ridotto: dai 16 mesi registrati nel 2002 si è passati ad appena poche settimane nel 2025.

Il caso dei due minori livornesi – che avrebbero potuto mettere a rischio la sicurezza di un’intera comunità scolastica – rappresenta un campanello d’allarme su un fenomeno che non è più marginale. Come sottolineano gli inquirenti, l’obiettivo ora è fermare per tempo questa deriva, attraverso interventi di prevenzione, monitoraggio e un impegno coordinato a livello europeo.

© Riproduzione riservata

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