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Cancro alla prostata, la cura con un ‘raggio bisturi’: Monza prima al mondo

(Adnkronos) –
Curare il cancro alla prostata con un ‘raggio bisturi’ che, guidato da una sonda Gps, è in grado di mirare con precisione al tessuto malato. Una terapia ‘monodose’, vantaggiosa per il paziente e per il sistema sanitario in lotta contro le liste d’attesa. A descrivere la tecnica è l’ospedale San Gerardo di Monza che annuncia un primato mondiale. Nello studio Abrupt, i cui risultati sono stati pubblicati “sulla più importante rivista internazionale di radioterapia”, l”International Journal of Radiation Oncology – Biology – Physics’, “per la prima volta è stata dimostrata la fattibilità̀ di un trattamento di radiochirurgia” nel tumore prostatico con “somministrazione della dose in una singola applicazione”, informa l’Irccs brianzolo.  Gli specialisti del San Gerardo hanno usato una tecnica di avanguardia che consiste nel posizionamento di una sonda alloggiata all’interno di un catetere vescicale che funziona come un sistema Gps – spiega una nota – permettendo la localizzazione in tempo reale del bersaglio durante il trattamento e assicurando così una somministrazione ultraselettiva della dose, che minimizza l’irraggiamento degli organi sani circostante e di conseguenza il rischio di effetti collaterali. La sonda, una volta terminato il trattamento, viene rimossa completamente costituendo quindi un impianto non permanente. L’elevata precisione garantita da questo sistema consente di concentrare il ciclo di radioterapia, che viene di norma effettuato con piccole dosi ogni giorno per evitare di danneggiare gli organi sani, in una singola, unica, applicazione.  “In sostanza – riassumono dall’ospedale – lo studio è l’unico al mondo in cui i pazienti con tumore alla prostata vengono trattati con radiochirurgia in una singola applicazione, anziché con un lungo ciclo di radioterapia, e ha potenziali notevoli vantaggi sia per pazienti e caregiver sia per i centri di radioterapia, che così sono in grado di scaricare più rapidamente le liste di attesa e garantire una più tempestiva presa in carico di tutti i pazienti oncologici che necessitano di radioterapia”.  “I risultati preliminari ottenuti su 30 pazienti con un follow-up mediano di 18 mesi sono molto incoraggianti – afferma Stefano Arcangeli, direttore di Radioterapia della Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza e direttore della Scuola di specializzazione in Radioterapia dell’università degli Studi di Milano-Bicocca – e se confermati sul lungo termine, avranno implicazioni rilevanti per la netta contrazione del numero di accessi in reparto. Semplificare il trattamento lo rende meno stressante, migliora la qualità di vita delle persone, le aiuta a tornare prima alla propria vita sociale, familiare e professionale, e contribuisce a snellire le liste d’attesa”.  I pazienti che possono beneficiare di questa strategia innovativa – si precisa nella nota – sono quelli affetti da carcinoma della prostata localizzato a rischio intermedio sfavorevole ed alto, candidati a un trattamento di combinazione radio-ormonoterapico in alternativa all’intervento chirurgico di prostatectomia radicale. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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