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In Italia 1 bambino su 3 obeso, esperti Bambino Gesù ‘tempestività è tutto’

(Adnkronos) – In Italia 1 bambino su 3 è obeso o in sovrappeso, una condizione che rappresenta una delle principali emergenze sanitarie sia nei Paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo. Anche nei casi meno gravi, il sovrappeso può provocare complicanze metaboliche già in età pediatrica, compromettendo la qualità di vita e aumentando il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e ipertensione. L’obesità infantile ha cause multifattoriali, tra cui familiarità, sedentarietà e cattive abitudini alimentari. Per affrontarla è necessario un approccio personalizzato basato su educazione alimentare, attività fisica e, nei casi più complessi, trattamenti farmacologici o chirurgici. In occasione della Giornata mondiale dell’obesità (4 marzo), gli esperti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma forniscono alle famiglie informazioni e consigli per affrontare il problema.  “E’ importante tenere sotto controllo i bambini obesi o in sovrappeso, perché hanno un rischio maggiore di sviluppare malattie croniche da adulti. Affrontare il problema precocemente permette di prevenire complicanze e di favorire una crescita sana”, spiega Danilo Fintini dell’Unità operativa di Endocrinologia e diabetologia del Bambino Gesù.Nel 2024 l’ospedale ha seguito quasi 1.400 bambini sovrappeso e obesi, 6.400 tra il 2019 e il 2024. I ricoveri, ordinari e diurni, sono stati più di 1.600 nell’ultimo anno, oltre 10mila tra il 2019 e il 2024.  L’Italia è al secondo posto in Europa per bambini e bambine sovrappeso e obesi nella fascia di età 7-9 anni (37%) – sottolineano dall’Irccs capitolino – e in terza posizione insieme a Malta per quanto riguarda l’obesità, col 17% di minori nella fascia 7-9 anni. Negli adulti il sovrappeso viene definito da un indice di massa corporea (Imc) superiore a 25, mentre l’obesità corrisponde a un Imc superiore a 30. Nei bambini e negli adolescenti, invece, la valutazione è più complessa perché il rapporto tra peso, altezza e massa grassa cambia con l’età e tra i due sessi. Per questo si utilizzano le curve dei centili: un Imc superiore all’85° centile indica sovrappeso, mentre oltre il 97° centile si parla di obesità. Anche un lieve eccesso di peso può provocare problemi come steatosi epatica (fegato grasso), alti livelli di insulina, trigliceridi e colesterolo, ipertensione e sindrome metabolica, ammoniscono gli esperti. Il pediatra ha un ruolo chiave nell’individuare precocemente queste condizioni e indirizzare il bambino verso percorsi specializzati di educazione alimentare e attività motoria. Secondo i dati di Okkio alla Salute – ricorda una nota – il 10,9% dei bambini non fa colazione, il 36,5% la consuma in modo inadeguato e il 66,9% mangia merende troppo abbondanti. Inoltre, 1 bambino su 4 non assume quotidianamente frutta e verdura. Un’alimentazione equilibrata non deve essere restrittiva, ma mirare allo sviluppo di abitudini sane e autonome, senza eccessi di grassi e zuccheri che potrebbero compromettere l’equilibrio nutrizionale. “Per contrastare il fenomeno del sovrappeso e dell’obesità è necessario affrontare il problema il più precocemente possibile”, insiste Fintini. “Per favorire una crescita sana non servono diete – precisa – ma stimoli a cambiare lo stile alimentare e di vita in generale. L’attività fisica è importante quanto la nutrizione: i bambini e gli adolescenti dovrebbero dedicare almeno 30-60 minuti al giorno al movimento, ridurre la sedentarietà a meno di 3 ore al giorno e svolgere attività sportiva almeno 2 volte a settimana. Ma l’indicazione più importante che mi sento di dare ai genitori è che, quando un bambino deve cambiare regime alimentare, lo deve fare tutta la famiglia”. La colazione è un pasto fondamentale: saltarla può portare a una fame eccessiva nei pasti successivi, precisano gli esperti del Bambino Gesù. Gli spuntini devono essere bilanciati per non compromettere l’equilibrio calorico giornaliero, privilegiando frutta, frutta secca o carboidrati complessi come cracker, che favoriscono un senso di sazietà prolungato. Frutta e verdura devono essere sempre presenti per garantire il giusto apporto di fibre e vitamine, mentre i cereali complessi forniscono energia e facilitano la digestione, soprattutto per chi pratica attività fisica. Per ridurre l’apporto calorico è consigliabile evitare zuccheri aggiunti nelle bevande, limitare il consumo di bibite gassate e dolci troppo calorici, prediligendo l’acqua. Anche i grassi vanno moderati, misurando l’olio con il cucchiaio, preferendo metodi di cottura senza grassi aggiunti e riducendo il consumo di insaccati, formaggi e uova. Mangiare in compagnia, in un contesto sereno, aiuta a rafforzare gli aspetti sociali dell’alimentazione, mentre dedicarsi a un’attività fisica o a un hobby riduce il rischio di sedentarietà e, di conseguenza, di sovrappeso e obesità. Se un bambino è in sovrappeso, spesso basta una riduzione di zuccheri e grassi, mentre nei casi di obesità può essere necessaria un’alimentazione ipocalorica associata a un maggiore livello di attività fisica.  L’obesità, proseguono gli esperti, è una malattia subdola che spesso ha radici nel contesto familiare e sociale. “Il supporto psicologico è fondamentale – afferma Chiara Carducci dell’Unità operativa di Psicologia del Bambino Gesù – Interveniamo fin dall’inizio per comprendere il vissuto del bambino rispetto al proprio corpo e individuare le dinamiche emotive che lo portano a mangiare in modo errato. Inoltre, lavoriamo con la famiglia per aiutarla a organizzarsi meglio e a supportare il bambino nel percorso di cambiamento”. Nei casi in cui invece si renda necessaria la chirurgia bariatrica, la valutazione psicologica è indispensabile sia prima che dopo l’intervento. “Il cambiamento corporeo può essere difficile da accettare – aggiunge Carducci – Alcuni pazienti, abituati a vedersi obesi, faticano a riconoscersi dopo la perdita di peso. Il supporto psicologico è essenziale per accompagnarli in questo processo di trasformazione”. Quando i percorsi di educazione alimentare e supporto psicologico non portano ai risultati sperati o quando l’obesità è già molto grave, si può ricorrere ai farmaci. “Esistono trattamenti farmacologici, come la semaglutide, che riducono l’appetito e aiutano a controllare il peso. Ma questi farmaci devono essere prescritti con attenzione e usati solo nei casi più complessi”, puntualizza Fintini. Se anche la terapia farmacologica non è sufficiente o se il paziente ha un Imc superiore a 40 con comorbidità (o oltre 50 senza altre patologie), l’ultima opzione è la chirurgia bariatrica. Il Bambino Gesù è l’unico centro in Italia a eseguire interventi di questo tipo in età pediatrica. Nel 2024 sono stati effettuati 63 interventi, circa 450 tra il 2019 e il 2024. La tecnica più utilizzata è la sleeve gastrectomy, che prevede una riduzione del 70% dello stomaco, limitando la quantità di cibo ingeribile e favorendo la perdita di peso. “La chirurgia bariatrica è estremamente efficace – rimarca Francesco De Peppo, responsabile della Chirurgia pediatrica di Palidoro – I pazienti perdono fino a 60 chili in un anno e nel 75-80% dei casi il risultato si mantiene nel tempo. Tuttavia, non si tratta di una soluzione definitiva: è essenziale un percorso multidisciplinare per garantire il successo dell’intervento nel lungo periodo. Quella bariatrica è l’unica chirurgia che incide su un organo, lo stomaco o l’intestino, che non è realmente responsabile del problema che si vuole risolvere”.  —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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