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Parigi 2024, atleta belga: “Virus contratto non è Escherichia coli”

(Adnkronos) – “Non è l’Escherichia coli”. La triatleta belga Claire Michel, finita alla ribalta delle cronache, come alcuni sportivi di altri team, per aver contratto un’infezione dopo aver nuotato nella Senna alle Olimpiadi di Parigi 2024, chiarisce così in un post pubblicato sul suo profilo Instagram cosa è successo. “Ultimamente – scrive – sui media ci sono state molte informazioni contrastanti, quindi volevo chiarire alcune cose”. “Gli esami del sangue hanno mostrato che ho contratto un virus – ha precisa Michel – non l’Escherichia coli”, il batterio ipotizzato da più parti come possibile causa del malessere, a cui è seguita la decisione del Belgio di ritirare la squadra dalla staffetta del triathlon. Il malessere le ha portato “3 giorni di vomito e diarrea”, dopo i quali l’atleta ha “finito per aver bisogno di cure mediche più significative”. Michel ha trascorso una giornata “in clinica”, la struttura sanitaria del Villaggio olimpico. Ora, aggiorna via social, “sto gradualmente migliorando e oggi sono tornata a casa in Belgio”.  
E. coli o altro patogeno, per l’infettivologo Matteo Bassetti non fa differenza: “Certo che” un atleta che è stato male dopo essersi tuffato nella Senna “può aver incontrato” lì “anche un virus”. “Acque putride – spiega all’Adnkronos Salute il direttore di Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova – possono contenere batteri, virus, funghi e protozoi di qualunque tipo. Quindi potrebbe essere un enterovirus che potrebbe arrivare tranquillamente da lì. D’altronde nella Senna arrivano le acque reflue. E se arrivano le acque reflue, evidentemente queste contengono gli enterovirus degli uomini, gli enterovirus degli animali. Possono contenere batteri, come l’Escherichia coli, l’enterococco, la shighella, la salmonella. Può esserci di tutto: protozoi, parassiti – elenca Bassetti – la giardia, l’ameba. Io ritengo plausibile che” l’atleta belga “possa aver contratto” l’infezione “all’interno della Senna. Anche se ovviamente per poter dimostrare che ci sia stata in qualche modo un’infezione di questo tipo dovrebbero esserci altri casi”. Ma “qui il problema è un altro”, a detta dell’esperto.  “Il problema – ribadisce – è che semplicemente non si può pensare di far nuotare degli atleti all’interno di un fiume che è inquinato. Al di là del fatto che ci siano stati o meno casi” di infezioni, “non andava fatto, non si doveva mettere a rischio la salute degli atleti, anche se non ci sarà neanche un caso. Dopodiché è paradossale che a nessuno freghi niente di cosa c’è dentro la Senna, ma che ci si interessi del fatto che ci sono 40 atleti con raffreddore da Covid e altre malattie respiratorie”.  —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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