(Adnkronos) –
Federico Pellegrino ha forgiato il suo approccio alla vita con le letture dei romanzi storici di Valerio Massimo Manfredi. Il fuoriclasse azzurro dello sci di fondo si avvicina all’ultimo ballo della carriera, le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, con la consapevolezza di chi sa di aver dato tutto al proprio sport: “Cerco sempre, leggendo le avventure dei protagonisti, di immedesimarmi nei loro ruoli” racconta in esclusiva all’Adnkronos.
“Da Ulisse ad Alessandro Magno, parliamo di personaggi trasversali della storia, che possono essere d’ispirazione per tutti nei vari momenti della vita. Con le dovute proporzioni, può capitare sempre di affrontare difficoltà, allontanamenti, lunghi viaggi. Possono esserci tante peripezie prima del traguardo”. ‘Chicco’, 35 anni, lo ha imparato lungo il percorso che si concluderà a febbraio con i Giochi Olimpici in Italia. Un viaggio che lo vedrà impegnato in prima linea con il privilegio di essere portabandiera, dopo una carriera di trionfi. Con 21 vittorie e 58 podi in Coppa del mondo, oltre a due argenti consecutivi alle Olimpiadi invernali. A PyeongChang 2018, nella sprint a tecnica classica, e a Pechino 2022, nella sprint a tecnica libera.
Ora le Olimpiadi in casa, sventolando il tricolore nella cerimonia d’apertura con Brignone, Fontana e Mosaner. Non male…
“Ho ricevuto la prima telefonata tempo fa, ero in Finlandia, mi vennero chiesti i miei programmi dal presidente delle Fiamme Oro Franceso Montini, che si stava confrontando con il presidente del Coni Buonfiglio. Voleva una panoramica precisa sui miei impegni. Poi sono stato avvisato l’11 dicembre, il giorno prima dell’annuncio a Roma, ma era stata una giornata complicata e non avevo fatto in tempo nemmeno a dirlo ai miei genitori. La mattina, quando un amico mi ha scritto per farmi i complimenti, ho subito fatto una videochiamata alla famiglia per dare la notizia. Mia madre era a lavoro, non ha risposto e l’ha saputo dai gruppi su Whatsapp. Un po’ mi dispiace, ma sappiamo oggi come funziona la comunicazione”.
Se lo aspettava?
“Diciamo che ci speravo, visto che i criteri del Coni sono quelli del merito e dei risultati olimpici. Io in questi anni ho avuto tanta concorrenza a livello femminile in termini di vittorie, meno al maschile. Poi, quando il Cio ha ufficializzato per Parigi 2024 l’obbligatorietà di scegliere un uomo e una donna, ho capito di avere una chance. È un motivo in più per essere felice e chiudere in bellezza”.
Ha cominciato a immaginare quel momento?
“In questi giorni ho avuto tanti impegni e voglio lasciare che sia il tempo a dirmi come si concretizzerà questa bellissima emozione. Penso poco, quando posso spengo il telefono anche per isolarmi. Inoltre, ho dovuto preparare il discorso per la cerimonia di lunedì 22 dicembre al Quirinale, quando il presidente Mattarella ci consegnerà la bandiera. È una cosa molto seria, mi piacerebbe lasciare il segno. Citerò una persona molto importante per me e ci saranno riferimenti alla mia crescita. Con una chiave di lettura che potrebbe permettere a molti di immedesimarsi”.
Cosa si aspetta da Milano Cortina 2026?
“Che ci sia un casino assurdo, in senso buono. Sappiamo come sono gli italiani. Se in pista riusciremo a prendere l’energia che verrà fuori dal tifo, giorno dopo giorno ci gaseremo a vicenda e sarà bellissimo. Adesso stiamo accelerando per presentarci al meglio. Il 6 febbraio sembra lontano, ma il tempo volerà”.
Lei cercherà di regalare all’Italia un’altra medaglia nello sci di fondo, sport di estrema fatica. Come si è appassionato a questa disciplina?
“Probabilmente perché non faccio tutta la fatica che in tanti dicono di fare con lo sci di fondo”. E se la ride. “Ho imparato a divertirmi sugli sci, provo soddisfazione e non ho mai vissuto la fatica con accezione negativa. Fa parte di un percorso. Se gestita e conosciuta, la fatica aiuta a raggiungere grandi obiettivi. Io poi ho avuto la fortuna di crescere in contesti in cui non è mai stata percepita in modo negativo”.
Prima di darsi allo sci di fondo, si divertiva con il calcio…
“Fino ai 16 anni, ero arrivato al livello della rappresentativa valdostana. In quel periodo mamma e papà mi dissero: ‘Ok, ora devi scegliere perché tutto non si può fare’. Lì cominciai a capire l’importanza delle responsabilità in relazione alle mie scelte. I miei suggerirono di portare comunque a casa il diploma, fu la prima cosa. Il pallone resta però ancora una passione. Nella mia vita ho avuto un solo poster appeso in camera, quello di Del Piero. Faccia lei…”.
Con gli studi ha continuato anche dopo il diploma, nonostante le difficoltà legate ai tanti impegni. Come procede?
“Sto portando avanti alla Luiss il corso in Economia e management con l’opzione dual career. È una bella opportunità, ma con gli impegni sportivi e familiari, da marito e padre, non è semplice. Dopo le Olimpiadi, il primo obiettivo sarà la laurea”.
E poi?
“Le porte aperte sono tante. Mi piacerebbe rimanere nel mondo sportivo, ma non come tecnico sul campo. So che per farlo bene bisogna stare tanto accanto agli atleti e quindi via da casa. Vorrei invece trovare il modo di aiutare i ragazzi dietro le quinte, restituendo in minima parte ciò che lo sport mi ha regalato. Il mio impegno in rappresentanza degli atleti, nel Consiglio Nazionale Coni, potrà aiutarmi se arricchito da un percorso di studio mirato. In più c’è un’attività turistica ricettiva, avviata insieme a mia moglie tra le montagne di Gressoney, in Valle d’Aosta. Si chiamerà De Goldene Traum, che nel dialetto valdostano significa ‘Il sogno d’oro’. Avrà legami con lo sci di fondo e la mia carriera sportiva”.
A proposito di famiglia, è sposato con l’ex fondista Greta Laurent ed è padre di due bambini. Come si concilia la vita quotidiana con lo sport di alto livello?
“Non è semplice. Bisogna tenere in piedi una casa con un papà che c’è e non c’è, un bambino di otto mesi, uno di tre anni e tutto ciò che ne consegue. Qualsiasi genitore può capire quanto impegno comporti anche solo l’organizzazione della vita. Greta per fortuna ha fatto il mio stesso lavoro fino a pochi anni fa e sa cos’è necessario per riuscire a esprimersi al meglio”. (di Michele Antonelli)
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