(Adnkronos) –
Cinque passi verso la tregua tra Ucraina e Russia in un percorso a ostacoli. Donald Trump annuncia “grandi progressi” nei negoziati dopo la tre giorni in Arabia Saudita, dove la delegazione americana ha avuto colloqui separati con Kiev e con Mosca. Mentre il cessate il fuoco integrale già accettato da Kiev rimane un desiderio del presidente americano, i summit producono un’ipotesi di passo avanti verso la tregua nel Mar Nero e cercano di puntellare lo stop agli attacchi alle infrastrutture energetiche, che in teoria dovrebbe essere già in vigore e in realtà viene violato quotidianamente. La nota della Casa Bianca propone come primo punto l’intesa per la tregua nel Mar Nero. La dichiarazione si presenta in doppia versione: una relativa all’accordo con la Russia, l’altra per l’Ucraina. “Gli Stati Uniti e la Russia (così come Usa e Ucraina, ndr) hanno concordato di garantire una navigazione sicura” per attività commerciali, “eliminare l’uso della forza e impedire l’utilizzo di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero”, si legge nel primo punto.
Il secondo punto relativo a Kiev evidenzia che ”gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno concordato che gli Stati Uniti restano impegnati a garantire lo scambio di prigionieri di guerra” tra Mosca e Kiev, ”il rilascio dei civili detenuti e il ritorno dei bambini ucraini trasferiti con la forza” in Russia.
Al punto 2 della dichiarazione con Mosca si legge: gli Stati Uniti contribuiranno a ripristinare l’accesso della Russia al mercato mondiale per le esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti, a ridurre i costi delle assicurazioni marittime e a migliorare l’accesso ai porti e ai sistemi di pagamento per tali transazioni.
Anche il punto numero 3 propone una doppia versione, una per ciascun paese coinvolto nella guerra: gli Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina hanno concordato di sviluppare misure per l’attuazione dell’accordo del presidente Trump e del presidente Putin e del presidente Zelensky per vietare gli attacchi contro le strutture energetiche di Russia e Ucraina. Non sono previste quindi moratorie per le infrastrutture civili: possono essere colpite.
Il quarto punto sostiene che Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina accolgono con favore i buoni uffici dei Paesi terzi al fine di sostenere l’attuazione degli accordi energetici e marittimi.
Infine, il punto 5: Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina continueranno a lavorare per il raggiungimento di una pace duratura e sostenibile. Entrambe le note si concludono con la riaffermazione che gli Stati Uniti hanno ribadito a Mosca e Kiev “l’imperativo del presidente Trump di fermare le uccisioni da entrambe le parti del conflitto tra Russia e Ucraina, come passo necessario per raggiungere una soluzione di pace duratura. A tal fine, gli Stati Uniti continueranno a facilitare i negoziati tra le due parti per raggiungere una risoluzione pacifica, in linea con gli accordi presi a Riad”.
Tutto chiaro? No, anzi. Come già accaduto nella fase negoziale, Mosca propone una propria interpretazione con una nota del Cremlino, che fissa una serie di condizioni e tende a modificare il quadro generale secondo un copione già visto. “Valuteremo tutte le condizioni”, dice Trump, riconoscendo l’esistenza di paletti fissati da Putin. Per la Russia, l’entrata in vigore della tregua nel Mar Nero è legata all’eliminazione delle restrizioni relative alle esportazioni agricole (prodotti alimentari e fertilizzanti) e alla rimozione di sanzioni nei confronti del settore agricolo e bancario, con il reinserimento di una serie di istituti nel sistema Swift, il sistema utilizzato dalle banche di ogni paese per le transazioni internazionali. La nota del Cremlino, inoltre, ‘decide’ che la tregua relativa alle infrastrutture energetiche è iniziata il 18 marzo e durerà 30 giorni: riguarda raffinerie petrolifere, gasdotti, impianti di stoccaggio, centrali e dighe collegate a centrali idroelettriche. La violazione della tregua da parte di uno dei due paesi, secondo Mosca, libererà automaticamente l’altra parte da ogni vincolo. E’ evidente che i rischi legati a provocazioni sono enormi. L’Ucraina, come spiega il presidente Volodymyr Zelensky, ha concordato con gli Usa che eventuali violazioni saranno denunciate agli americani con la produzione di prove relative all’eventuale condotta russa. “Il comportamento della Russia nei prossimi giorni rivelerà molto, se non tutto”, dice il presidente ucraino che, dall’inizio dei negoziati, continua a mostrare scetticismo sulle reali intenzioni di Putin. “Se ci saranno di nuovo allarmi di raid aerei, se ci sarà una rinnovata attività militare nel Mar Nero, se continueranno le manipolazioni e le minacce russe, allora – ammonisce Zelensky – dovranno essere prese nuove misure, specificamente contro Mosca”. “La diplomazia deve funzionare. E da parte ucraina, stiamo facendo di tutto per far sì che ciò accada. Ringrazio tutti coloro che stanno aiutando. Sono grato agli Stati Uniti per il lavoro costruttivo ed efficace dei nostri team”, aggiunge. “Ora, servono risultati dalla Russia. Non ci fidiamo di loro. E francamente, il mondo non si fida della Russia. E devono dimostrare di essere davvero pronti a porre fine alla guerra, pronti a smettere di mentire al mondo, a Donald Trump e all’America”. Negli ultimi giorni, Kiev ha provato a opporsi alla linea che la Casa Bianca sembra dare per scontata: l’Ucraina, dice Trump, deve rassegnarsi a cessioni territoriali. “Parliamo di confini e territori”, le parole del presidente degli Stati Uniti. Washington potrebbe riconoscere la Crimea come russa e spingere Kiev ad accettare la perdita delle regioni che Putin ha annesso dall’inizio della guerra: Luhanns, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, dove si trova la centrale nucleare che fa gola agli Usa. Nei colloqui di Riad – cerca di fare muro Zelensky – “non c’è stato alcun accordo con noi sui territori, lo sanno che questa è una questione delicata, ne ho parlato fin dall’inizio”. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Ucraina-Russia, 5 punti per la tregua ma spuntano le condizioni di Putin
© Riproduzione riservata