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Mamma Armanda, disperata, fa il possibile da un anno per tenere accesi i riflettori mediatici. Perché da un anno suo figlio Alberto Trentini, cooperante umanitario con una ong francese, ‘Humanity and inclusion’ che si occupa di persone disabili, è recluso in un carcere in Venezuela, El Rodeo, a una trentina di chilometri da Caracas.
Si trovava in Venezuela da circa un mese in missione con la ong Trentini, quando è stato fermato a un posto di blocco e arrestato.
Arrestato il 15 novembre 2024 dal Venezuela di Maduro. Venezuela nel mirino degli Stati Uniti di Trump, che hanno annunciato l’operazione anti narcos denominata ‘Southern Spear’.
Un governo Maduro non considerato legittimo dal governo italiano.
Il quadro giudiziario di Trentini non è chiaro: secondo fonti non ufficiali riportate da organi di stampa, sarebbe accusato di cospirazione ai danni delle autorità venezuelane, ma non ci sono conferme ufficiali.
“Solo una forte pressione mediatica può convincere chi ha il potere ad agire e riportarlo finalmente a casa. Alberto ha dedicato la sua vita agli altri e ora è lui ad aver bisogno di voi: scrivete, parlatene, insistete, perché chi deve decidere lo faccia senza più tentennamenti, come è successo per altri nostri connazionali”, lancia il suo appello dalle pagine di Repubblica mamma Armanda Colusso per chiedere di continuare a parlare del figlio dopo un anno di detenzione. Rinnovando l’appello del giugno scorso nella sede dell’Ordine dei giornalisti a Roma in collaborazione con Articolo 21.
Alberto Trentini, 46 anni, veneziano, laureato col massimo dei voti a Ca’ Foscari in storia contemporanea, sarebbe riuscito in un anno a comunicare telefonicamente con la famiglia solo per la terza volta un mese fa, dopo la visita consolare in di Giovanni De Vito, l’unica in tutto questo periodo di detenzione. De Vito avrebbe incontrato anche un altro detenuto italiano, Mario Burlò, imprenditore piemontese. Dopo che la missione diplomatica dell’inviato della Farnesina Vignali era stata rispedita al mittente, non ricevuto Vignali dal governo venezuelano.
Il governo Meloni, con il ministro Esteri Tajani, vicepremier, non è ancora riuscito a riportare a casa Trentini. Il che significa che “tutti gli sforzi possibili” di cui parla Tajani a oggi non sono stati sufficienti in tal senso: “Per quanto riguarda i detenuti italiani in Venezuela noi siamo sempre al lavoro, sollecitando la liberazione dei prigionieri politici, perché sono prigionieri politici tutti gli italiani, a cominciare da Alberto Trentini. Non sono prigionieri perché sono pericolosi criminali, trafficanti di armi o di droga, c’è sempre una scusa ma sono detenuti illegalmente. Noi stiamo profondendo tutti gli sforzi possibili per cercare di ottenere la liberazione di Trentini e di tutti gli altri connazionali detenuti. Due sono stati liberati un mese e mezzo fa, speriamo di raggiungere l’obiettivo in tempi rapidi, vedete quale è la situazione che coinvolge il Venezuela, anche a livello internazionale, quindi c’è una tensione crescente. Noi faremo e facciamo tutto ciò che è possibile per permettere la liberazione di questi nostri connazionali”.
Sulla motivazione della sua detenzione si sono fatte molte ipotesi, tra cui quella di Trentini pedina di scambio del regime di Maduro. Nei mesi scorsi il Venezuela ha rilasciato alcuni detenuti statunitensi e un detenuto svizzero che ad Avvenire ha raccontato di essere stato compagno di cella di Trentini, parlando di durissime condizioni di detenzione.
Una decina di giorni fa, in un’intervista a Il Mattino, Tajani aveva dichiarato: “È una crisi molto complessa, gli Stati Uniti stanno dispiegando un’imponente forza militare via mare. Il governo italiano non ha riconosciuto il risultato elettorale indicato da Maduro, quindi in Venezuela formalmente non abbiamo un ambasciatore ma un incaricato d’affari. Stiamo seguendo con le nostre rappresentanze diplomatiche e con interventi diretti da Roma le vicende di Alberto Trentini e di tutti i nostri connazionali fermati“.
Poco più di un anno fa, il 31 ottobre 2024, dunque 15 giorni prima dell’arresto di Alberto Trentini, Tajani aveva incontrato alla Farnesina il leader dell’opposizione venezuelana Gonzales Urrutia. “In Venezuela è in atto un tentativo di soffocare la libertà. L’Italia resta al fianco del popolo venezuelano, che ha chiaramente espresso la sua volontà, e condanna con forza le violazioni dei diritti umani, le detenzioni arbitrarie e la repressione politica da parte del regime di Maduro, plasticamente rappresentata dal mandato di arresto nei confronti di Edmundo González Urrutia”, disse allora Tajani.
Lo scorso 26 settembre la premier Meloni ha telefonato a mamma Armanda. La premier “Ha confermato alla signora Colusso Trentini la grande attenzione con cui il Governo segue la vicenda e il suo massimo impegno, attraverso tutte le strade praticabili, per un esito positivo”.
Un paio di mesi fa, il governo venezuelano ha rotto il silenzio su Trentini. “Conosco bene il caso di Alberto Trentini. I suoi diritti umani non sono stati violati, ha un avvocato, è sotto processo, c’è un’azione legale e seguirà il suo corso”, ha dichiarato il ministro degli Esteri del Venezuela, Ivàn Gil, in un’intervista rilasciata a Cnn Venezuela.



