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Non vince solo chi arriva primo. E le polemiche che accompagnano le dichiarazioni di chi non vince ma è contento come se avesse vinto sono grandi protagoniste in queste Olimpiadi di Parigi.
Polemiche partite col quarto posto della nuotatrice Benedetta Pilato, 19 anni, a un centesimo dal podio ma felice. Contestata per il suo: “E’ il giorno più bello della mia vita”.
L’importante è partecipare? Certo, se partecipare significa raggiungere un traguardo che vale i sacrifici di una vita per un atleta. Un traguardo che non è per tutti. Per cui bravo a prescindere chi riesce a rappresentare il proprio Paese in una manifestazione così straordinaria. L’importante è fare il proprio meglio, insegnano Baden Powell e gli scout. Combattere per fare il proprio meglio. Rialzarsi quando si cade.
E non perché non si riesce nell’impresa si è meno campioni nello sport e nella vita.
Baggio non è meno Baggio perché ha sbagliato un calcio di rigore. Quel calcio di rigore.
E per rimanere alle Olimpiadi di Parigi, Leo Fabbri, vicecampione del mondo nonché campione europeo e recordman italiano del peso non è meno vicecampione del mondo e campione europeo perché non è salito sul podio olimpico: “Ho sbagliato, ma mi rialzerò più forte di prima”.
Djokovic, tra i grandi di sempre del tennis, ci ha messo qualche Olimpiade prima di raggiungere il fantastico oro di Parigi. E non era meno Djokovic nelle precedenti Olimpiadi per non aver vinto l’oro.
Non vale meno del bronzo prima aggiudicato e poi tolto (squalifica altrui poi revocata) il quarto posto con record italiano di Nadia Battocletti nei 5.000 metri.
Non valgono meno di una medaglia l’ottavo posto nei 1.500 metri di Pietro Arese con record italiano demolito, e il quarto della nuotatrice Simona Quadarella negli 800 stile con tanto di primato italiano.
Vale quanto una medaglia il ritratto della felicità Diego Pettorossi, che ce la mette tutta per arrivare in semifinale nei 200 metri senza riuscire per un soffio a raggiungere i campioni olimpici Tortu e Desalu. A Parigi con l’ultimo posto disponibile, senza essere un professionista. Senza corpi militari. Pettorossi si allena da solo nelle pause dal lavoro. E lui dopo la gara di ripescaggio sorridente ai microfoni Rai per esserci alle Olimpiadi “ringrazio la mia società di Livorno”.
Non vale meno di una medaglia il quinto posto con un roboante 9.85 di Marcell Jacobs, due volte campione olimpico, che per la seconda volta nella storia porta l’Italia in una finale olimpica dei 100 metri. La prima volta era sempre Jacobs, oro nei 100 metri a Tokyo oltre che in 4×100. Anche se lui per primo puntava a una medaglia: “Volevo dimostrare ancora una volta che, nonostante tutte le difficoltà che si possano incontrare nella vita, bisogna saper cadere e rialzarsi ogni volta. È ciò che ho sempre fatto.”
Davide Re, record italiano staffetta 4×400, non ha superato la qualificazione nei 400 metri in pista, ma dà una lezione a tutti: “L’importante nella vita non è il trionfo ma la lotta. L’essenziale non è aver vinto, ma aver lottato bene. Ed io ho lottato per queste Olimpiadi
Non solo in pista durante la gara (così sarebbe stato fin troppo facile), ma per mesi e mesi ho lottato contro gli infortuni che mi hanno annullato ogni possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Nonostante i fallimenti cronometrici ed un calvario di quasi 4 mesi (dove il dolore è sempre stato la mia costante), io sono contento. Sono molto contento, anche se può sembrare strano.
Sono orgoglioso di poter gridare a tutto il mondo che io a Parigi c’ero, che ho sempre lottato non mi sono mai tirato indietro seppur ben consapevole dei miei limiti attuali, ed alla fine dopo una straziante e lunga battaglia ad aver ceduto per primo è stato il corpo e non la mente questa è la mia vittoria”.