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Caso Lenzi a Livorno: il ‘canto libero’ di un ex assessore

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Caso Lenzi a Livorno: il ‘canto libero’ di un ex assessore

Non se n’è andato senza sbattere la porta Simone Lenzi, che ha chiuso per qualche tweet di troppo il suo secondo mandato di assessore alla cultura nella giunta bis di centrosinistra del sindaco Luca Salvetti.

Rivendicando Lenzi, scrittore, sceneggiatore, cantante dei Virginiana Miller, ma in primis  uomo delle istituzioni fino alle dimissioni, il suo ‘canto libero’ nella lettera di dimissioni non spontanee rivolta a Salvetti.

E commentando Lenzi nel post dimissioni ancora con un tweet: “Ma in fondo, diciamo la verità, ma quanto è bello restare uomini liberi, tornare ad essere uomini liberi!”.

“Parole estremamente gravi. Dimissioni unica strada percorribile”, ha detto il sindaco Salvetti. “I post pubblicati da Simone Lenzi, che hanno giustamente provocato le reazioni e le prese di posizione del mondo Lgbtqia+ e di altre componenti cittadine, sono stati per tutti noi un fulmine a ciel sereno che ci ha disorientato e amareggiato”.

Scrive Lenzi al sindaco:”Mi dimetto perché alla sinistra, che avevo visto sin qui come la roccaforte di ogni libertà, la libertà più autentica non interessa affatto. Essendo piuttosto il narcisismo etico l’unica molla ormai capace di muoverne i riflessi condizionati, capisco bene che l’unica cosa importante davvero per tutti voi sia adesso posizionarsi, quanto più in fretta possibile, dalla parte dei giusti e dei buoni. Per essere giusti e buoni davvero,magari, avrete altre occasioni in futuro”

Lenzi scaricato anche dalla lista civica di centrosinistra con cui è stato candidato in Consiglio Comunale alle amministrative 2024, a cui replica: “Nessuno mi ha chiesto alcuna spiegazione. Nemmeno quelli della lista a cui ho contribuito a far prendere più del 4 percento e che ora siedono in Consiglio Comunale”.

Tutto è partito da un tweet di Lenzi uomo delle istituzioni contro ‘Il Fatto Quotidiano’: Ho uno champagne in frigo, pronto per quando chiuderà, sommersa dai debiti, la fogna del @fattoquotidiano, laboratorio di abiezione morale, allevamento di trogloditi, verminaio del nulla”.

Partendo da quel tweet di Lenzi uomo delle istituzioni contro il giornale diretto da Travaglio e andando a cercare tra i tweet postati dall’ancora assessore alla cultura, nella libertà di manifestazione del suo pensiero emergono termini  come “frociaggine“. Oppure post come ‘Ogni giorno è la giornata mondiale di qualcosa. Oggi, per esempio, è HSP world day, la giornata dedicata alle persone “altamente sensibili”. Me ne fregasse qualcosa”

Simone Lenzi nel suo puntare il dito “Mi dimetto perché alla sinistra, che avevo visto sin qui come la roccaforte di ogni libertà, la libertà più autentica non interessa affatto” dimentica che lui, assessore in giunta di centrosinistra, con una sinistra “che avevo visto sin qui come la roccaforte di ogni libertà” nell’aprile 2022 non si dichiarò contrario al no del Teatro Goldoni al professor Alessandro Orsini e al suo monologo sulla guerra in Ucraina.

E, nel definire il giornale diretto da Travaglio “Fatto putiniano”, in Consiglio Comunale Lenzi uomo delle istituzioni assessore alla cultura anche con delega alla Fondazione Goldoni tuonò: “A titolo personale Orsini è un propagandista di Putin e a me non dispiace che non lo si veda a teatro. A titolo personale non mi piace l’idea che si facciano spettacoli a pagamento speculando su una tragedia. A titolo personale io a quello spettacolo non ci sarei andato”.

© Riproduzione riservata

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