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Eppure quel niet del teatro Goldoni di Livorno al professor Alessandro Orsini e al suo monologo sulla guerra in Ucraina sa di censura. E ricorda neppure troppo alla lontana il no che la Bicocca di Milano rivolse al professor Paolo Nori, reo di tenere lezione su Dostoevskij.
Il caso è noto. In poche ore è diventato un caso nazionale. Il Teatro Goldoni di Livorno dice no ad Alessandro Orsini, docente Luiss, scrittore, popolare opinionista tv sul conflitto in Ucraina.
La censura non sta certo da parte di una città, Livorno, che ha subito aperto le porte di un’altra sede, mettendo a disposizione di Orsini un altro teatro che lo possa ospitare.
La censura secondo il sindaco Luca Salvetti non sta dalla parte del Goldoni, che si è appellato al regolamento contenente il no del teatro ad eventi politici. Un no deciso, ha ben precisato il sindaco Pd, dalla precedente giunta M5S guidata dal sindaco Filippo Nogarin. Attribuendo Salvetti al M5S la responsabilità del no a Orsini.
Un regolamento che evidentemente però il Pd approva. Salvetti è stato eletto sindaco nel giugno 2019 e il no agli eventi politici al Goldoni in tre anni non è mai stato modificato.
Si ascolti con attenzione il Consiglio Comunale di Livorno, molto concitato, del 29 aprile 2022. L’intervento di Simone Lenzi, assessore cultura, anche con delega alla Fondazione Goldoni: “Mi ha chiamato un giornalista impresario del Fatto Quotidiano, o meglio del Fatto putiniano“. Poi: “C’è una direzione artistica al teatro Goldoni che ha la totale autonomia nel decidere cosa fare o non fare a teatro’. Quindi l’assessore Lenzi: “Non si trattava di un pubblico dibattito ma di uno spettacolo a pagamento. A titolo personale Orsini è un propagandista di Putin e a me non dispiace che non lo si veda a teatro. A titolo personale non mi piace l’idea che si facciano spettacoli a pagamento speculando su una tragedia. A titolo personale io a quello spettacolo non ci sarei andato”.
Alessandro Orsini sarà a Livorno il 23 maggio al teatro 4 Mori.