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Morire con sentenza, il fine vita della piccola Indi. Senza libertà di scelta

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Morire con sentenza, il fine vita della piccola Indi. Senza libertà di scelta.

Scuote le coscienze il caso della piccola Indi Gregory, la bambina di otto mesi affetta da gravissima patologia, morta dopo lo stop dei trattamenti vitali deciso dai tribunali del Regno Unito.

Sono molti gli aspetti legati alla vicenda al centro di una battaglia legale dei genitori della bambina rispetto alla decisione della giustizia inglese.

Anche aspetti politici.

Con l’Italia che ha concesso la cittadinanza alla bambina con provvedimento umanitario d’urgenza. Con possibilità di trasferimento della piccola all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Con il console italiano a Manchester dichiarato giudice tutelare della bimba.

L’aspetto che scuote è quello della libertà di scelta. Qualunque sia la scelta.

La domanda è: chi detiene il diritto di vivere? E chi il diritto di morire?

Non i genitori della piccola Indi, hanno deciso i giudici inglesi.

Domanda da porsi anche per la scelta del fine vita per chi è estenuato dal peso dalla malattia. In Italia la Corte Costituzionale il 15 febbraio 2022 ha ritenuto inammissibile la richiesta di referendum popolare per la cosiddetta eutanasia legale per il quale l’associazione Coscioni ha raccolto più di un milione 200mila firme, ben oltre le 500mila richieste dalla legge.

La giustizia britannica, respingendo i ricorsi legali disperati dei genitori, ha scandito legalmente i passaggi per la morte della piccola Indi.

Una sentenza all’insegna del  ‘best interest’ che equivale alla morte.

Anche stabilendo infine come non fosse “nel miglior interesse” di Indi un trasferimento nella sua casa per l’atto finale sentenziato, perché di questo si è trattato.

Con i ricorsi della famiglia rigettati dapprima dall’Alta Corte di Londra e poi anche dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.

Papà Dean Gregory dopo la morte della figlia: “La vita di Indi è finita. Io e Claire siamo arrabbiati, con il cuore spezzato, pieni di vergogna.

Il servizio sanitario nazionale e i tribunali non solo le hanno tolto la possibilità di vivere, ma le hanno tolto anche la dignità di morire nella casa di famiglia a cui apparteneva. Claire l’ha tenuta con sé per i suoi ultimi respiri. Sono riusciti a prendersi il corpo e la dignità di Indi, ma non potranno mai prendersi la sua anima. Hanno cercato di sbarazzarsi di Indi senza che nessuno lo sapesse, ma noi ci siamo assicurati che fosse ricordata per sempre. Sapevo che era speciale dal giorno in cui è nata”.

 

 

© Riproduzione riservata

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