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Immigrazione irregolare a Siena, nove arresti

Sgominata organizzazione criminale cittadini pakistani. Indagini Polizia. Fermo emesso da DDA Procura Firenze. Rapina, lesioni e tentato sequestro di persona contro connazionali. Sindaca Fabio: "Grazie a questore e a forze dell'ordine"

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SIENA – Immigrazione irregolare a Siena, nove arresti.

Immigrazione irregolare a Siena, sgominata un’organizzazione criminale promossa da cittadini pakistani dedita al favoreggiamento dell’immigrazione irregolare di connazionali in Italia.

La Squadra Mobile della Questura di Siena ha eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, nei confronti di nove cittadini pakistani, di cui quattro accusati di far parte, con diversità di ruoli, della banda criminale. I fermati sono stati condotti nel carcere di Siena.

Tutti i nove arrestati, a diverso titolo, sono accusati di vari delitti quali l’organizzazione all’ingresso illegale di numerosi migranti irregolari, di rapina, di lesioni e di un tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione nei confronti di una delle vittime.

Nicoletta Fabio, sindaca di Siena: “A nome di tutta l’amministrazione vorrei ringraziare il Questore di Siena Pietro Milone e tutti gli uomini e le donne della Polizia di Stato che insieme alla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze hanno portato alla luce una pericolosa associazione criminale legata all’immigrazione clandestina e al flusso di pakistani presenti sul nostro territorio.

L’ingente consorzio criminale rinvenuto sul nostro territorio ci deve aprire gli occhi anche di fronte a tematiche che una città come la nostra non è abituata a contenere e trattare. Sicurezza e tutela dei nostri cittadini e delle nostra comunità restano le priorità, è fondamentale per questo la collaborazione di tutte le istituzioni, soprattutto di fronte ad emergenze come quella rappresentata dal flusso dei clandestini”.

L’indagine della Squadra Mobile senese è iniziata nel marzo di un anno fa. Secondo gli inquirenti, il primo episodio, avvenuto il 19 marzo 2023, fu di lesioni aggravate, concretizzatesi nell’aggressione di due pakistani da parte di più connazionali appartenenti al gruppo criminale. Il secondo episodio, realizzato lo stesso giorno e quello seguente, fu un tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione, consistito nel trattenimento forzato in un appartamento della città di Siena di una delle vittime.

Lo sviluppo delle indagini della polizia senese, rendiconta Adnkronos, ha consentito di scoprire che le persone offese dagli episodi delittuosi sono state vittime anche di rapina, nonché di individuare il tragitto che le aveva portate in territorio italiano. Il percorso si era snodato attraverso la cosiddetta ‘rotta balcanica’, che ha richiesto l’esborso di ingenti versamenti di denaro versati, per il tramite di un gestore di un negozio di money transfer di Atene, a favore di alcuni componenti dell’organizzazione criminale radicata a Siena, con proiezioni transnazionali e basi logistiche in Grecia e in Bosnia.

Le investigazioni coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, seguite dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli, si sono nutrite dell’apporto collaborativo delle vittime, le quali hanno riferito che, una volta “presi in carico” a Siena dai propri connazionali, dopo la lunga traversata, sono stati da questi ultimi sottoposti ad aggressioni fisiche e verbali, minacce ed estorsioni, finalizzate all’esborso di altro denaro quale ulteriore compenso per il loro arrivo e soggiorno in Italia.

Proprio per questi motivi costoro avevano deciso di scappare. Tuttavia, raggiunti alla stazione ferroviaria di Siena da alcuni componenti del gruppo criminale, venivano aggrediti, riportando serie ferite. Una delle vittime dei reati è stata ritrovata all’interno di un appartamento del centro di Siena, tenuta sotto sequestro da tre connazionali. Che avevano l’ordine – impartito loro dal capo del gruppo criminale individuato – di non lasciarlo andare finché non avesse estinto un asserito debito di duemila euro dovuto all’associazione.

 

© Riproduzione riservata

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