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“Si fanno male perché deficienti”, sindaca di Carrara: “Inaccettabile”

Incidenti cave di marmo, bufera per le parole a Report di Alberto Franchi, presidente di Franchi Umberto Marmi. "Colpa dell'operaio". Sindaca Arrighi: "Rispetto per i morti sul lavoro". Scatta lo sciopero lavoratori

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CARRARA – “Si fanno male perché deficienti”, sindaca di Carrara: “Inaccettabile”

Si fanno male perché deficienti“, è bufera per le parole di Alberto Franchi, presidente della Franchi Umberto Marmi, fatturato di 76 milioni annui, a Report. Inchiesta Report sulla sicurezza nelle cave di marmo a Carrara.

Inchiesta ‘Il marmo della Duchessa di Carrara’ in onda in apertura a Report, il programma Rai 3 condotto da Sigfrido Ranucci. 

La sindaca di Carrara Serena Arrighi via social:”Rispetto per i morti, rispetto per i lavoratori, rispetto per Carrara. Le parole di Alberto Franchi a Report sono inaccettabili perché offendono tutta la comunità carrarese e per questo vanno condannate nella maniera più ferma possibile”.

Scatta lo sciopero annunciato da Cigl, Cisl e Uil mercoledì 24 aprile. Si fermeranno i lavoratori nel distretto del marmo apuo versiliese: “Nessuno ci ha mai regalato nulla, abbiamo sempre dovuto lottare per ottenere condizioni di lavoro migliori”

Mentre Renzo Gemignani nel servizio di Bernardo Iovene spiega che ogni famiglia a Carrara conta un morto sul lavoro, per Franchi “I lavoratori delle cave lavorano pochissimo” e “se si fanno male è perché sono deficienti”.

Sindaca Arrighi:Rispetto per i morti, rispetto per i lavoratori, rispetto per Carrara. Le parole di Alberto Franchi a Report sono inaccettabili perché offendono tutta la comunità carrarese e per questo vanno condannate nella maniera più ferma possibile. Di fronte ad affermazioni tanto arroganti è bene ricordare una volta di più che: è grazie al sudore, alla fatica e al sacrificio dei nostri cavatori che il marmo di Carrara è famoso nel mondo; è grazie al sudore, alla fatica e al sacrificio dei nostri cavatori che quella lapidea è l’economia trainante del nostro territorio; è grazie al sudore, alla fatica e al sacrificio dei nostri cavatori che è possibile che ci siano pochi in grado di accumulare enormi ricchezze in cambio di piccole ricadute. Quella di una più equa ridistribuzione dei profitti del marmo è una delle sfide più importanti che ci attendono e mi aspetto che tutti siano pronti a collaborare.

Nel servizio di Bernardo Iovene il fuorionda introdotto dal giornalista, “Secondo Alberto Franchi, presidente dell’azienda omonima che fattura in assoluto più di tutti, 76 milioni di euro, i lavoratori delle cave lavorano pochissimo e se si fanno male è perché sono deficienti”.

Franchi: “Qua se si fanno male è perché sono deficienti, gli incidenti che ci sono stati negli ultimi dieci anni, mi dispiace dirlo, ma purtroppo è colpa dell’operaio. Che ci fai, lo picchi? Ma se di qua non ci devi passare e mi vai sotto lì e mi vai lì a rutola, di chi è colpa, mia o tua? Non fanno niente. Se ti devi legare per stare sopra lassù e non ti leghi..O sto qui come un cecchino…”.

Iovene: “Quindi lavorano poco e guadagnano molto?”. Franchi: “Spiegami perché da me vengono tutti i giorni 10, 15 persone a cercare lavoro, va bene? Ma bar, ristoranti… Non trovano personale. Come mai? Si starà meglio là o qua? È un bel mestiere, dai”.

 

Come premette Report, “Il marmo di Carrara è una risorsa dal valore incalcolabile, ma il suo sfruttamento ha lasciato un’impronta devastante sull’ambiente e ha generato conflitti secolari riguardo alle concessioni. Ancora oggi, la diatriba è su una frase contenuta nell’editto di Maria Teresa Cybo Malaspina, Duchessa di Massa Carrara che, nel lontano 1751, concedeva ai possessori delle cave un presunto diritto perpetuo di estrazione e di proprietà. I tentativi del comune e della Regione Toscana di normare la situazione non hanno prodotto risultati, se non ricorsi e cause civili che hanno visto prevalere gli imprenditori, che a oggi possiedono il 30% delle cave di Carrara, non pagano la concessione, creando un danno al comune di 4 milioni di euro l’anno.

Di recente, gli imprenditori che gestiscono il restante 70% delle cave hanno firmato una convenzione con il comune, obbligati dalla legge regionale del 2015, che prevede gare pubbliche ogni 25 anni ma solo dal 2042. E il giorno successivo alla firma, gli stessi imprenditori hanno avviato azioni legali per rivendicare il presunto diritto perpetuo menzionato nell’Editto del 1751. È una storia infinita, che si svolge in un territorio dove le imprese del settore traggono guadagni milionari con un numero esiguo di dipendenti e margini di profitto che superano il 50% del fatturato. Un’anomalia assoluta in ambito industriale dove le aziende normalmente hanno un margine di profitto molto inferiore”.

 

© Riproduzione riservata

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