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In principio era Matteo Biffoni. Sindaco Pd amato a Prato, pure nella top ten nazionale del gradimento sindaci italiani curato da Il Sole 24 Ore.
Poi il divieto della immediata rieleggibilità di quanti abbiano già ricoperto la carica di sindaco per due mandati consecutivi, stabilito per i Comuni superiori ai 15mila abitanti, ha cambiato volto alla città di Prato, seconda città della Toscana per numero di abitanti dopo Firenze.
E, forse anche forte della credibilità maturata nei dieci anni di amministrazione Biffoni, il Pd ha vinto al primo turno le amministrative 2024 con Ilaria Bugetti, prima sindaca di Prato, sostenuta anche dal Movimento 5 Stelle.
Un M5S che, probabilmente nell’ottica di un possibile equilibrio campo largo regionali in Toscana, non è uscito pronti via dalla giunta Bugetti, rimanendo fino alle dimissioni della sindaca annunciate nel tardo pomeriggio di venerdì 20 giugno.
Dopo aver celebrato Bugetti il 10 giugno con un video social il primo anno da sindaca: “Questo anniversario non è un traguardo, ma un nuovo punto di partenza”.
Subito dopo il terremoto giudiziario che per l’accusa la vedrebbe coinvolta in corruzione con l’imprenditore tessile Riccardo Matteini Bresci, già coinvolto a sua volta in un’inchiesta per corruzione con Sergio Turini, ex comandante della Compagnia dei Carabinieri di Prato.
Quindi le dimissioni annunciate da Bugetti: “Considerata la nota pendenza del procedimento penale che mi vede coinvolta, con la presente, ai sensi dell’articolo 53 del decreto legislativo 267/2000, rassegno le dimissioni dalla carica di sindaco. La decisione è motivata dal profondo rispetto istituzionale che nutro sia verso l’Ente Comune di Prato che verso la magistratura e dalla necessità di affrontare le imminenti fasi giudiziarie con la dovuta serenità, nella piena convinzione di poter dimostrare e documentare la totale estraneità rispetto agli addebiti che mi sono mossi e senza che il contestuale esercizio delle funzioni possa in alcun modo condizionare il confronto con l’Autorità giudiziaria”.
Dimissioni, contestualmente a un avviso di garanzia per il vicesindaco Simone Faggi, accusato di aver fornito false informazioni al pubblico ministero, che porteranno Prato a essere commissariata per la prima volta nella sua storia. Storia in cui soltanto una legislatura è stata governata dal centrodestra con l’imprenditore Roberto Cenni, 2009-2014.
Il terremoto politico a Prato è molto, molto forte, e per evitare un’onda d’urto impattante sulle regionali 2025 in Toscana, nel dietro le quinte il Pd ha chiesto alla sindaca che resisteva al suo posto di fare un passo indietro.
E questo si era già capito stesse maturando qualche giorno fa, quando il presidente della Regione Giani rispetto a Bugetti aveva commentato: “Io devo leggere gli atti, rendermene conto e poi mi esprimerò con compiutezza. Queste sono materie delicate sulle quali interviene la magistratura e quindi io voglio avere piena cognizione degli atti che vengono impugnati”.
Bugetti, già sindaca di Cantagallo dal 2004 al 2014, poi consigliera regionale dal 2014 al 2024, ha resistito anche a un Consiglio Comunale molto agitato con richiesta di dimissioni da parte del centrodestra alla vigilia del suo addio.
Poi il blitz Pd a Prato, con i deputati Marco Furfaro, segreteria nazionale Pd, ed Emiliano Fossi, segretario Pd Toscana, emissari di Elly Schlein, con il locale Pd guidato da Marco Biagioni, assessore in giunta Bugetti. Mentre arriva intanto la tegola vicesindaco Faggi, con avviso di garanzia.
A quel punto l’annuncio di dimissioni di Bugetti alla giunta. A pochi giorni dall’interrogatorio di garanzia del 23 giugno. Ci sono venti giorni per tornare sui propri passi. Ma pare scontato che le dimissioni di Bugetti tali resteranno e sui suoi passi la sindaca non tornerà.
Quindi dal Ministero Interno verrà nominato il commissario prefettizio che avrà il compito di gestire l’amministrazione provvisoria del Comune di Prato fino a nuove elezioni amministrative. E qui sta il punto.
Quando? E con quale candidato per il centrosinistra dopo un terremoto che coinvolge un esponente Pd?
Sul quando la data delle elezioni regionali non ancora ufficializzata potrebbe venire incontro con un election day che potrebbe comprendere le amministrative a Prato. Città di primissimo piano anche economico che non può rimanere ingessata a lungo.
Sul chi è tornato a circolare il nome di Matteo Biffoni, avvocato, ex presidente Anci Toscana, colui che dopo un anno a Roma lasciò la Camera dei Deputati per la candidatura sindaco di Prato e che in tempi bui di pandemia bussava casa per casa a consegnare personalmente le mascherine ai pratesi.
Biffoni è in rampa di lancio per le regionali. Ma il caso Bugetti potrebbe aver sparigliato i programmi Pd. E l’ex sindaco potrebbe ripensarci.
Potrebbe essere questione di interpretazione quel divieto di “immediata rieleggibilità” dopo due mandati consecutivi. Per Biffoni sarà passato oltre un anno.
Il Pd, per evitare l’assalto elettorale del centrodestra, avrà necessità di un candidato forte in termini di credibilità e anche rassicurante in termini di amministrazione. Come ha governato Biffoni Prato già lo sa.