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FIRENZE – La legge toscana sul fine vita resta in piedi. Nonostante le “forbici” della Corte Costituzionale, il cuore del provvedimento approvato nel febbraio 2025 non viene cancellato. È una vittoria politica parziale, ma sostanziale, per la Giunta regionale.
Il ricorso del Governo, che puntava all’eliminazione totale della norma, è stato respinto nella sua interezza. “L’impianto legislativo è risultato valido”, commenta il presidente Eugenio Giani. La Consulta ha infatti riconosciuto un principio fondamentale: le Regioni hanno la potestà di legiferare sulla materia. Non è un dettaglio da poco in un panorama normativo nazionale ancora frammentato. “Con spirito costruttivo – assicura il governatore – siamo pronti a rivedere i profili segnalati dai giudici”.
La legge n. 16/2025 era nata per colmare un vuoto. Voleva dare certezze ai malati in condizioni irreversibili: commissioni mediche pronte, procedure chiare e gratuità del farmaco. I giudici costituzionali, però, hanno tracciato una linea rossa. La Regione dovrà riscrivere gli articoli che invadono le competenze statali. Nello specifico, sono stati bocciati i requisiti di accesso, le tempistiche troppo rigide (la Toscana aveva fissato un limite di 20 giorni per la risposta) e la definizione autonoma dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Questi aspetti devono essere uniformi su tutto il territorio nazionale.
La sostanza, però, non cambia. La Toscana potrà continuare a gestire il percorso, adeguandosi alle correzioni. L’obiettivo rimane quello di garantire un diritto civile senza costringere i pazienti a odissee burocratiche. Gli uffici giuridici della Regione si metteranno al lavoro subito dopo le festività natalizie. Il compito sarà chirurgico: eliminare le parti incostituzionali senza snaturare l’impostazione ordinamentale. La Toscana continuerà ad avere la sua legge, ma sarà una versione 2.0, blindata dalle indicazioni di Roma.



