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Giustizia per Niccolò Ciatti
è la richiesta che mai ha smesso di riecheggiare in questi cinque lunghissimi anni.
Giustizia che mamma e papà Ciatti, con una immensa dignità in un dolore rinnovato all’infinito, non hanno mai smesso di chiedere e continuano a non smettere di chiedere per il figlio all’indomani della sentenza con cui il tribunale spagnolo di Girona ha stabilito che Bissoultanov è colpevole di omicidio volontario.
Assolvendo l’altro ceceno per il quale la famiglia Ciatti aveva chiesto altrettanta sentenza di colpevolezza.
Guardando dritti negli occhi mamma e papà Ciatti nell’aula del tribunale spagnolo chi ha portato via il loro Niccolò.
Con una certezza: Niccolò non c’è più. Niccolò non tornerà più.
La vita di Niccolò è stata interrotta a soli 22 anni una sera di agosto 2017, massacrato di botte, pestato a morte in una discoteca in Spagna.
Era in vacanza dalla sua Scandicci insieme agli amici Niccolò. Un ragazzo bello come il sole, la vita di un ragazzo perbene della sua età, gli amici, il lavoro come fruttivendolo.
Un assassinio di cui è testimonianza un video drammatico. In cui si vede Bissoultanov sferrare con inaudita violenza un calcio alla testa di un ragazzo a terra, solo, indifeso, inerme, incapace di reagire. La stessa fredda lucidità di un’esecuzione. Un assassino ha sentenziato per Bissoultanov il tribunale di Girona.
Un assassino vigliacco.
“Non pensavo che quel calcio potesse ucciderlo”, così l’esperto di arti marziali Bissoultanov ha cercato di evitare la condanna per omicidio volontario.
Non c’è riuscito.
Già. Eppure ci sono voluti cinque anni per scrivere la parola assassino. Nonostante quelle immagini di quel terribile video ripetano la parola assassino ogni lunghissimo attimo degli ultimi istanti di vita di Niccolò a terra massacrato.
Cinque anni in cui Bissoultanov in Italia era stato arrestato e poi clamorosamente scarcerato.
Si trovava a Rebibbia l’assassino di Niccolò quando a dicembre la Corte d’Assise di Roma ne ha disposto la scarcerazione.
Un errore scarcerarlo, ha detto recentemente la Corte di Cassazione annullando quel provvedimento che ha permesso a Bissoultanov di uscire dal carcere e dall’Italia.
Quanto vale la vita interrotta di un ragazzo di soli 22 anni?
Vale una vita preziosa di un ragazzo di soli 22 anni.
Che è stata fermata con violenza a soli 22 anni.
E non c’è condanna che potrà mai restituirla.
Ma c’è la giustizia. Quella che ha dimostrato di andare a singhiozzo in questi cinque anni.
Ma è giustizia che da sempre si chiede per Niccolò.
Giustizia che chiedono da sempre per il figlio mamma e papà Ciatti.
Giustizia a cui in Spagna come in Italia, dove a breve inizia il processo, si chiedono risposte piene, e stavolta senza errori, per il rispetto dovuto alla vita interrotta di Niccolò.