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Meloni blinda Donzelli: “Nessun presupposto per dimettersi”

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Nessun presupposto per le dimissioni“.  La premier Giorgia Meloni blinda il deputato toscano Giovanni Donzelli, vicepresidente Copasir e coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia.
E con Donzelli la premier difende anche il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, come Donzelli fedelissimo di Meloni.
Donzelli e Delmastro, coinquilini a Roma, nella bufera partita dall’intervento di Donzelli alla Camera dei Deputati sul caso Cospito. Anche puntando il dito contro il Pd a cui Donzelli si è rivolto “Dica se sta con lo Stato o con i mafiosi”.
Entrambi sotto scorta.
La premier leader di Fratelli d’Italia è intervenuta oggi 4 febbraio con una lettera inviata  al Corriere della Sera.
“Sicuramente i toni si sono alzati troppo, e invito tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d’Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso. Tuttavia, non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto. Peraltro, le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il ministro della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media”.
Sottolineando la premier: “La ragione per la quale non sono intervenuta finora è che ho tentato di non alimentare una polemica che considero, per tutti, controproducente”.

Meloni: “Ci sono in questo polverone, a mio avviso, aspetti chiaramente strumentali. Trovo singolare che ci si scandalizzi perché in Parlamento si è discusso di documenti non coperti da segreto, mentre da anni conversazioni private – queste sì da non divulgare – divengono spesso di pubblico dominio. Trovo singolare l’indignazione del Pd per un’accusa sicuramente eccessiva, quando però la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell’opposizione, le accuse di ‘essere la mandante morale delle morti in mare‘ o di guidare un ‘partito eversivo’, per citarne alcune. Senza dimenticare quando esponenti istituzionali gridavano tra gli applausi che avremmo dovuto ‘sputare sangue’ ”

“Trovo paradossale che non si possa chiedere conto ai partiti della sinistra delle loro scelte, quando all’origine delle polemiche di questi giorni si colloca oggettivamente la visita a Cospito di una qualificata rappresentanza del Partito Democratico, in un momento in cui il detenuto intensificava gli sforzi di comunicazione con l’esterno, come emerge dalle note dell’autorità giudiziaria che si è pronunciata sul caso, rese note dai mezzi di informazione”.

Quindi: “E quello che colpisce me, ancora più di quella visita, è che dopo aver preso atto,  da quello che riporta la stampa sulla vicenda, dei rapporti tra Alfredo Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41 bis, autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiedere la revoca dell’istituto per Cospito, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto in termini di lotta alla criminalità organizzata”.

 

© Riproduzione riservata

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