(Adnkronos) – Si è svolta oggi 30 giugno 2025 presso la Sala Stampa della Camera dei deputati la conferenza “L’IA è futuro, non burocrazia”, promossa dall’On. Andrea Volpi. L’evento ha rappresentato un momento di confronto e riflessione sull’entrata in vigore dell’AI Act e sulle implicazioni che la nuova regolamentazione avrà per l’ecosistema dell’innovazione in Italia. Durante l’incontro è stato lanciato ufficialmente l’appello delle startup italiane, che chiedono un approccio normativo più agile, capace di valorizzare il potenziale dell’Intelligenza Artificiale senza ostacolare la crescita delle imprese: “chiediamo che anche l’AI Act venga sottoposto a un analogo meccanismo di sospensione: una pausa tecnica di 24 mesi, uno Stop-the-clock che permetta di aprire una fase di riflessione e correggere le criticità oggi presenti nel regolamento ed evitare che diventi un freno allo sviluppo”. Una richiesta chiara per una governance dell’innovazione che metta al centro la competitività e lo sviluppo sostenibile. Sono intervenuti autorevoli rappresentanti del mondo istituzionale e imprenditoriale: l’On. Andrea Volpi (XI Commissione Lavoro pubblico e privato), Gabriele Ferrieri (Presidente ANGI), Lorenzo Luce (CEO BigProfiles), Marco Scioli (CEO Starting Finance), Manila Di Giovanni (CEO DWorld) e Fabio Vantaggiato (CEO Easy Health). Moderazione di Roberto Magnifico Partner Zest Innovation. l’On. Andrea Volpi, XI Commissione Lavoro pubblico e privato, sul concetto di trasformazione portata dall’intelligenza artificiale ha sottolineato come: “Condivido nella forma e nel merito l’appello che le Startup Italiane hanno presentato oggi alla Camera dei Deputati per una regolamentazione dell’innovazione più snella e abilitante. Il titolo della conferenza, l’IA è futuro e non burocrazia dice già tutto: l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità storica per le imprese italiane e un volano irrinunciabile per la competitività delle nostre startup innovative. Bisogna dare voce agli attori del futuro, startup e giovani talenti che potrebbero essere penalizzati da un approccio europeo troppo rigido e non adeguato alla realtà operativa. Il rischio è la delocalizzazione dei progetti di IA e la conseguenza è la fuga di talenti e capitali, intervenire dal punto di vista burocratico per scongiurare questo rischio vuol dire tutelare l’interesse nazionale”.
Gabriele Ferrieri, Presidente ANGI, ha evidenziato la presenza di standard troppo rigidi per le start-up: “A fronte di una tale prospettiva di crescita per il settore, l’AI Act rischia di creare vincoli troppo rigidi per il futuro delle startup. Infatti, le aziende europee avranno solo 6-8 mesi per adeguarsi a oltre 35 standard tecnici, quando l’adeguamento medio a uno standard richiede dai 12 ai 24 mesi. Gli standard pensati a livello europeo rischiano di creare ostacoli non intenzionali all’innovazione perché troppo prescrittivi e complessi, con richieste eccessive di documentazione, audit multipli e obbligo di personale dedicato alla compliance”.
Marco Scioli, CEO Starting Finance, Costruire innovazione in Europa senza ostacoli eccessivi: “Chi fa impresa oggi nel digitale si confronta ogni giorno con una crescente diffidenza verso il rischio e un sistema di regole non pensate per supportare i modelli emergenti, oltre che con costi spesso difficilmente gestibili, soprattutto per le imprese più giovani”.
Manila Di Giovanni, CEO DWorld, ha sottolineato come il concetto di regolare non significhi frenare ma accompagnare lo sviluppo, con responsabilità e visione: “Un’opportunità per l’intera industria europea, mentre Regno Unito e Giappone, Emirati Arabi Uniti e Arabia saudita, Singapore scelgono approcci più flessibili e concreti per attrarre innovazione, l’Europa rischia di rimanere bloccata da regole pensate per un’altra epoca. Ora è il momento di decidere se vogliamo essere protagonisti del cambiamento o limitarci ad inseguirlo. Il mondo delle start-up è pronto a fare la sua parte per una regolazione giusta, ma abbiamo bisogno del giusto tempo per allinearci a standard chiari e realistici”.
Lorenzo Luce, CEO BigProfiles, in merito all’AI Act: “L’AI Act nasce con obiettivi condivisibili: tutela dei diritti, trasparenza, sicurezza. Ma nella pratica, per molte imprese, si traduce in obblighi, costi e incertezza. Il 70% del nostro fatturato è estero. È un dato che fa riflettere. Significa che la domanda interna è più debole di quella internazionale. E se ora l’Europa introduce un’ulteriore barriera regolatoria, il rischio è di assistere a un ulteriore indebolimento del nostro ecosistema. La paura delle sanzioni non rallenta solo l’innovazione. La fa regredire”.
Fabio Vantaggiato, CEO Easy Health, ha dichiarato: “AI è già nei nostri ospedali, ma rischia di rimanere un’opportunità sprecata per le nostre imprese. Recenti dati dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano raccontano una realtà ben più avanzata di quanto spesso si immagini, medici e infermieri già utilizzato strumenti di AI generativa in contesti sanitari eppure, l’Italia continua a investire poco e ha una burocrazia troppo pesante: Non possiamo permetterci una sanità basata su algoritmi importati. Vogliamo una sanità intelligente, costruita qui, con i nostri dati, per i nostri cittadini e secondo i nostri valori”. —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
L’appello delle startup italiane alla Camera: l’IA è futuro, non burocrazia, chiesto stop all’AI Act
© Riproduzione riservata