(Adnkronos) – Riflettori puntati in Francia e in Europa per l’esito del secondo turno delle elezioni legislative di oggi 7 luglio. I mercati e le imprese guardano con preoccupazione alle potenziali alleanze che potrebbero nascere all’indomani del voto, tra un governo di destra, una coalizione con l’estrema sinistra o un possibile stallo. Con il gioco delle ‘desistenze’ dovrebbe essere esclusa la maggioranza assoluta per il Rassemblement National di Jordan Bardella e di Marine Le Pen nonostante molto probabilmente il Rn si confermerà il primo partito dopo aver conquistato nel primo turno il 33,1% dei voti insieme all’alleato Eric Ciotti. Ma a preoccupare i mercati non c’è solo il Rn c’è anche il Nuovo Fronte Popolare (Nfp) e il suo programma giudicato dai mercati come troppo “spendaccione”. “In Francia che cosa succederà? Nessuno lo sa, aspettiamo il 7 perché secondo me i giochi sono molto aperti”, ha osservato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “L’unica preoccupazione vera che io ho – ha spiegato – è di tipo economico. Una situazione di instabilità in Francia potrebbe provocare delle reazioni sui mercati che potrebbero avere anche delle ripercussioni sul nostro paese, sugli altri paesi Ue. A livello comunitario non cambia granché, l’unico dilemma è chi sceglierà il commissario francese”. Gli ambienti economici, infatti, aspettano di vedere come evolverà la situazione anche perché sul secondo turno pesa anche l’incognita astensionismo dopo il ‘boom’ della partecipazione nel primo turno: “Il rischio di un’instabilità forte all’esito del secondo turno delle elezioni legislative genera sia preoccupazione che un atteggiamento attendista da parte degli investitori francesi come esteri”, scrive ‘Le Monde’. “Siamo in una situazione di ‘Wait and see'”, spiega Pascal Cagni, dirigente del fondo di investimento C4 Industries aggiungendo che “dall’arrivo al potere del presidente Emmanuel Macron la Francia era ridiventato un Paese attraente per gli investitori. Non bisognerebbe perdere in qualche mese quello che abbiamo messo 7 anni a costruire”. “L’instabilità politica può perturbare il finanziamento e la continuità delle attività, rendendo la Francia meno attraente. Gli investitori preferiscono le condizioni prevedibili e stabili”, osserva Antoine Moyroud, partner a Lightspeed Venture Partners sempre al quotidiano francese. Ma anche le pmi francesi sono particolarmente preoccupate. Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano economico francese ‘Les Echos’ il 27 giugno il 35% dei 1.066 dirigenti delle pmi e delle piccole aziende considera la stabilità politica come prioritaria e il 47% teme un calo dell’attività nei prossimi mesi. Sembra ormai improbabile che il Rassemblement National raggiunga la maggioranza assoluta, nonostante sia il maggior partito in Parlamento. Macron potrebbe essere felice che un ‘cordone sanitario’ contro la destra estrema abbia bloccato la strada di Le Pen verso il potere. Tuttavia, si tratterà di una vittoria piuttosto vuota e, mentre gli investitori guardano al voto presidenziale del 2027, Le Pen e il suo partito sembrano uscire rafforzati da questa campagna”, spiega in un report Mark Dowding, Fixed Income Cio, Rbc BlueBay Am. “Un governo paralizzato, con i partiti che si accapigliano in una coalizione non certo virtuosa, è probabile che non serva a nulla per il sostegno dei partiti in carica. Ciò potrebbe facilmente portare a rapide defezioni e a un’amministrazione in crisi. In tal caso, Macron verrà incolpato della petulante decisione di indire le elezioni che ha portato alla paralisi politica”, osserva l’analista. Nel sistema politico francese, un’altra elezione legislativa non è consentita fino a luglio 2025 e “quindi, per il momento, potrebbe non esserci molto da discutere. Tuttavia, si ha la sensazione che il genio sia uscito dalla bottiglia. Il rischio politico in Francia si è scatenato ed è improbabile che sparisca presto”, sottolinea ancora Dowding. “A breve termine, riteniamo che in Francia possa continuare a verificarsi una certa copertura di breve termine, grazie al sollievo per la mancata conquista del potere da parte del Rn. Tuttavia, dato che gli spread a 10 anni sugli Oat francesi sono scesi da 80 a 65pb, non siamo sicuri che questa manovra possa continuare a lungo. Riteniamo improbabile un ritorno ai livelli di tensione, vicini ai 50pb, e quindi ogni ulteriore rally degli asset francesi, con la chiusura delle coperture da parte degli investitori una volta superato il voto di questo fine settimana, si rivelerà probabilmente un’interessante opportunità di vendita degli asset francesi”, spiega l’analista. L’attenzione dei mercati, osserva in un report Carlo Benetti, Market Specialist di Gam (Italia) Sgr, “è naturalmente ai conti pubblici della Francia e all’effetto alone che qualsiasi tensione su un debito europeo allargherebbe ai Paesi grandi debitori. Il deficit di Parigi è attorno al 5,5% e il debito pubblico al 110% rispetto al Pil, quello italiano si aggira attorno a 140%, a fare le spese di un allarme sul debito sarebbero i costi del finanziamento del debito stesso e l’euro. Una crisi del debito europeo e dell’euro come quella del 2011 non è probabile, c’è però il serio rischio della paralisi politica nelle leadership europee in un momento storico in cui l’inazione non è consentita”. In contrasto con la certezza britannica, sottolinea Gabriel Debach, market analyst di eToro, “la Francia affronta incertezze”. Gli investitori, osserva, “sono preoccupati per le potenziali alleanze, tra un governo di destra, una coalizione con l’estrema sinistra (respinta da Macron) o un possibile stallo. Dal 10 giugno, giorno delle elezioni, l’indice francese ha perso circa il 3,4%, con cali più marcati in alcuni momenti. Tuttavia, il mercato sembra voler tornare alla normalità, rimarcando come la politica genera volatilità ma non altera la direzione di fondo”. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Elezioni Francia, attesa per l’esito del voto: incognita per mercati e imprese
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