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La scena è sempre più frequente in aree affollate: un dispositivo pos portatile viene avvicinato a tasche e borse, il tempo di un contatto e scatta un addebito fino a 50 euro senza pin (sotto una certa soglia i circuiti consentono il pagamento “tap & go”. Alcune banche chiedono il pin dopo un cumulativo di transazioni senza verifica, ma prima di quella soglia più addebiti possono passare.).
È il cosiddetto pickpocketing contactless, una forma di borseggio silenziosa che spesso passa inosservata finché non si controllano gli estratti conto. Recenti indagini in Campania e nel Lazio, con arresti e sequestri di pos pirata, hanno acceso i riflettori su un fenomeno in crescita in tutta italia.
Ma è davvero cosi facile fare un furto con il pos mobile?
Si e no. La tecnologia contactless è stata pensata per pagare in modo rapido e tracciabile. Per usare un pos regolare servono dati anagrafici e un conto di accredito, quindi ogni transazione lascia una scia. Tuttavia i gruppi più organizzati possono usare prestanome o conti d’appoggio esteri, rallentando le indagini.
Inoltre, la finestra di rischio riguarda soprattutto carte fisiche tenute in tasche posteriori o borse non schermate. I pagamenti da smartphone e smartwatch sono di norma più sicuri: l’addebito richiede autenticazione biometrica (impronta/volto), impossibile da attivare a distanza.
La cosa più fastidiosa è che nel caso di un furto “fisico” ti rendi subito conto di essere stato derubato poichè spesso ne segue uno scontro fisico, o comunque un contatto di qualsiasi tipo. Nel caso di questi nuovi furti, invece, puoi accorgerti della truffa anche molto tempo più tardi, ed a quel punto puoi fare poco.
Se sospetti un addebito fraudolento: blocca subito la carta dall’app o chiamando il numero di emergenza e denuncia alle forze dell’ordine indicando data, ora, luogo e importi. Le transazioni pos sono tracciate e aiutano a risalire al terminale.