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L’ultimo abbraccio a Giulia, speranza e dignità nel dolore di un padre. Turetta paghi senza sconti
E’ il giorno dell’ultimo abbraccio a Giulia Cecchettin. In migliaia dentro e fuori la Basilica di Santa Giustina a Padova per l’addio a Giulia martedì 5 dicembre.
Un ultimo grande abbraccio per una ragazza di 22 anni felice sull’altalena nella gigantografia sulla basilica.
Giulia uccisa a 22 anni dal coetaneo Filippo Turetta.
Un assassino che nelle lunghe ore di interrogatorio in carcere, con “quello che è scattato in me” dà l’impressione di tentare uno slalom che lo tenga lontano da un’accusa di premeditazione. Aggravante in un omicidio che può fare la differenza in termini di ergastolo. Come la crudeltà. Turetta arrestato in Germania dopo una settimana di fuga che confessa, pensate un po’, con tanto di lacrime e pure di dichiarazioni di amore dopo aver accoltellato ripetutamente Giulia. Dopo averla rincorsa perché Giulia ha cercato di scappare. Giulia morta dissanguata. Non accettava che finisse la relazione, avrebbe detto Turetta. E quindi ha ucciso Giulia. Non se stesso.
Cerca di trattenere le lacrime papà Gino per l’ultimo saluto alla figlia Giulia nella basilica di Santa Giustina a Padova. Lacrime che avvolgono la sorella Elena e il fratello Davide, stretti nell’abbraccio. Una famiglia travolta dal dolore. Dopo la morte prematura della mamma, l’assassinio di una figlia.
Ed è un dolore che apre alla speranza quello della famiglia Cecchettin, che sceglie da subito di non chiudersi. Ma di aprire verso gli altri il dolore di una tragedia per trasformarlo in altro.
Lo dice papà Gino in chiesa davanti alla bara bianca di Giulia: “In questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne”.
La poesia di Gibran, poi papà Gino: “Cara Giulia, grazie per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti. Voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace. Addio Giulia, amore mio”.
“Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia”.
“Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita“.
Una cerimonia religiosa intima a Saonara, poi per Giulia la tumulazione nel piccolo cimitero cittadino vicino alla mamma.
“A Giulia ho fatto una cosa orribile, voglio pagare”, ha ripetuto Filippo Turetta durante l’interrogatorio davanti al pm di Venezia. Vuole? Deve pagare. Senza sconti.