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Il 25 settembre 2022 i 18enni saranno chiamati per la prima volta a votare anche per il rinnovo dei componenti del Senato della Repubblica, voto fino alla precedente tornata riservato a chi elettore aveva compiuto 25 anni.
Ciò nonostante le previsioni dicono che il partito degli indecisi, degli astenuti, dei disillusi, di chi non ne vuole sapere della politica sarà il primo partito al voto del 25 settembre.
Si quantifica intorno a un 40%. Ed è a questo 40% che puntano molti partiti nel rush finale delle elezioni.
E non soltanto i partiti cosiddetti antisistema come Italia Sovrana e Popolare che ha tra i leader Marco Rizzo e Italexit di Paragone.
Forze politiche per le quali gli indecisi sono una platea naturale di elettorato a cui rivolgersi. Soprattutto per quell’elettorato respinto dalle decisioni a colpi di Governo in stato di emergenza no stop che ha imposto decreti vari anche agendo su lavoro e stipendio.
Ma anche forze politiche che hanno governato insieme col Governo Draghi si appellano al partito degli indecisi.
Il Pd con Letta lo sta dicendo apertamente in questi giorni “Dobbiamo parlare agli indecisi”. Anche perchè gli ultimi sondaggi prima del black out elettorale davano il partito di Letta in difficoltà netta rispetto a FdI di Meloni che di parlare agli indecisi stando a quei sondaggi non ha bisogno.
Salvini invece parla a Pontida. Ai fedelissimi rimasti. Che però indecisi non sono. Ma sono, così pare, quelli ben decisi a votare Lega.
Certo, il voto ideologico non esiste più da tempo immemore. Il voto di appartenenza idem. E i partiti mutano nelle alleanze rispetto al voto che li ha eletti. Il che crea elettori anche disillusi.
Il voto del 25 settembre è il voto in un contesto di grave emergenza.
No, non quella in cui l’Italia da inizio 2020 sta governando a colpi di decreti.
E comunque non solo quella.
Emergenza economica e sociale in cui l’Italia non si trova per caso.
E non perché è caduto il Governo Draghi.
L’Europa ha già pronto un bel programmino austerity che impone (impone) alle famiglie, travolte da bollette, caro spesa e quant’altro, il taglio di consumi energetici.
Draghi in questi ultimi giorni prima del voto politiche con il Decreto Aiuti Ter ha stanziato 150 euro una tantum a lavoratori e pensionati con reddito non superiore a 20mila euro.
Il sostegno agli italiani è sceso da 200 euro del precedente Decreto a 150 euro.
Ora, Draghi sottolinea che i 14 miliardi complessivi dell’Aiuti Ter “si aggiungono ai quasi 50 stanziati nei mesi scorsi. Nel complesso parliamo di una cifra superiore ai 60 miliardi di euro, pari al 3,5% del pil. Una cifra che ci pone tra i Paesi che hanno speso di più in Europa. Arriviamo a un importo di circa 31, che sembra rispondere perfettamente alla richiesta di 30 miliardi, siamo lì. A meno che non si pensi a uno scostamento di 30 miliardi ogni mese”.
Ma sembra evidente anche a chi non ha le grandi capacità di economista di Draghi che se si continuano a stanziare cifre che ci pongono “Tra i Paesi che hanno speso di più in Europa” e l’Italia è sempre più sull’orlo di un baratro economico e sociale sottilissimo, o frose c’è già precipitata, qualcosa che non torna c’è.
L’unico che può stare tranquillo in termini di aiuti italiani è Zelensky. In arrivo altri 700 milioni per l’Ucraina, stanziati attraverso l’articolo del decreto legge Aiuti ter ‘Partecipazione dello Stato italiano al programma di assistenza macro finanziaria eccezionale in favore dell’Ucraina’.