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Livorno, colpo di scena Moby Prince: terza nave provocò collisione con Agip Abruzzo

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LIVORNO – “Lo scenario più vero della collisione coincide con il cambio di rotta improvviso della Moby Prince, più marcato di 15 gradi, in 30-50 secondi, provocato da un’improvvisa comparsa di una terza nave davanti a Moby, che effettuò una manovra di emergenza che la portò a collidere con Agip Abruzzo che si trovava in una zona in cui non doveva trovarsi e avvolta in una nube di vapore provocata da una probabile anomalia ai sistemi che producevano vapori su Agip. Allo stesso tempo, Agip Abruzzo era stata pochi minuti prima colpita da un blackout”.

Così Andrea Romano, deputato livornese presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della Moby Prince che la sera del 10 aprile 1991 provocò 140 vittime nel porto di Livorno.

Colpo di scena Moby Prince nella relazione presentata oggi giovedì 15 settembre dalla Commissione in Camera dei Deputati, relazione conclusiva approvata all’unanimità.

Aggiunge Andrea Romano: “Della terza nave non è stato possibile accertare l’identità. Non siamo in grado di rispondere”, indicando “due piste”.

Quindi: “L’accordo assicurativo fu un accordo di non belligeranza. Le due parti erano consapevoli avere responsabilità ben diversa da quella che emergeva dalla foto dei fatti. Se definirono un accordo di non belligeranza sapevano di avere una responsabilità maggiore rispetto a quello che emergeva: l’accordo assicurativo ci dice che c’era una consapevolezza”, sottolinea Romano ricordando che ad Eni era stata chiesta la documentazione “dell’indagine interna ma non abbiamo avuto quel materiale”.

Poi: “Non c’è nessuna informazione nuova dall’ascolto delle 11 tracce audio del ‘bobinone'”, spiegando che dall’ascolto delle registrazioni delle tracce audio di quella notte non sono emerse “informazioni aggiuntive rispetto a quelle già ascoltate”.

“Le perizie ci dicono che l’esplosione non fu causa della collisione e i reperti hanno subito una contaminazione”. Romano ha aggiunto che “stavamo lavorando per approfondire” la questione della contaminazione “ma i lavori della Commissione si sono interrotti per la fine anticipata della legislatura”.

“Il sistema delle eliche era in piena efficienza al momento della collisione, non vi era alcuna avaria né malfunzionamento ai sistemi della Moby Prince”. Inoltre dalle perizie acquisite l’Agip Abruzzo “si trovava in una zona di divieto di ancoraggio”.

Romano evidenzia: “Le condizioni meteo di quella sera sono state ricostruite con vari documenti o misure fatte da strumenti che si trovavano in quell’area: le conclusioni sono che visibilità di fronte al porto di Livorno era buona se non ottima, vento di pochi nodi, mare calmo e corrente marina ininfluente”.

Luchino Chessa, uno dei figli di Ugo, comandante del Moby Prince, e presidente dell’Associazione 10 aprile familiari vittime Moby Prince intervenuto alla conferenza per la presentazione della relazione finale della Commissione: “E’ stato aperto uno squarcio di verità nella vicenda e bisogna mettere dei tasselli per completare il puzzle. Sono sicuro che si arriverà alla verità. “C’è stato un lavoro fatto per depistare, per nascondere e bisogna capire questo: perché è stato fatto? Perché nessuno ha soccorso Moby Prince? Ci sono aspetti inquietanti che vanno chiariti”.

 

© Riproduzione riservata

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