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lunedì 23 Giugno 2025
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Denaro o prebende in cambio di favori per le pratiche antincendio: 30 indagati a Livorno

Al vertice del sistema ci sarebbe il responsabile dell'ufficio prevenzione incendi di Livorno: a casa sua trovati 170mila euro in contanti

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LIVORNO – Maxi inchiesta contro la corruzione nell’ambito dei controlli per la sicurezza vigili del fuoco di Livorno. 

Sono trenta gli indagati in un’inchiesta della procura per il rilascio dei permessi antincendio e agibilità a locali commerciali in cambio di denaro o prebende. Le accuse sono, a vario titolo, concussione, corruzione, falso in atto pubblico, autoriciclaggio e riciclaggio.

Nell’inchiesta Burning Gift condotta dalla squadra mobile della polizia e coordinata dalla pm Antonella Tenerani, secondo quanto ricostruito il responsabile dell’ufficio prevenzione incendi di Livorno, all’insaputa dei suoi colleghi labronici, in concorso con professionisti del settore dell’antincendio e titolari di ditte, dopo alcuni verbali per irregolarità nei negozi avrebbe costretto i titolari a pagare delle somme per evitare chiusure o ritardi nella procedura di riapertura.

Tra gli indagati ispettori della Asl dipendenti del dipartimento della prevenzione di Livorno, imprenditori, ingegneri e geometri alcuni dei quali possedevano la qualifica di vigile del fuoco volontario.

Nell’occasione, oltre cento uomini della polizia, coadiuvati da militari della Guardia di Finanza muniti di 1 cash dog, hanno svolto, a Livorno e nelle province di Genova, Pisa, Grosseto e Prato alcune perquisizioni personali e domiciliari.

L’indagine, iniziata nel mese di maggio 2023 a seguito di una denuncia presentata da alcuni titolari di esercizi commerciali per presunte condotte concussive poste in essere da un fnzionario dei vigili del fuoco, e presto supportata da presidi tecnici vari (intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali), ha fatto emergere gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei 30 soggetti 

Oltre alle presunte condotte concussive, il principale indagato, il responsabile dell’ufficio prevenzione incendi di Livorno, abusando della propria funzione istituzionale, in cambio di utilità varie e/o somme di denaro (acquisite in contanti anche da parte di liberi professionisti compiacenti che glieli avrebbero consegnati dopo aver emesso nei confronti dei presunti corruttori false fatturazioni, oppure come ricompensa per gli introiti percepiti in relazione a lavori ottenuti grazie alla sua intercessione) si sarebbe adoperato, direttamente o indirettamente, per consentire ai privati indebiti vantaggi in relazione a pratiche antincendio e/o per ottenere il parere favorevole dei vigili del fuoco alla concessione di aumento della capienza dei locali pubblici, fungendo altresì da intermediario nei confronti di altri pubblici ufficiali affinché, anch’essi in cambio di utilità, compissero atti contrari ai loro doveri d’ufficio.

In particolare, il pubblico ufficiale, sia in prima persona sia per il tramite dei suoi sodali, avrebbe certificato, o concordato per far certificare, stati dei luoghi difformi a quelli reali, pre  garantire ai committenti il buon esito delle istanze da essi presentate ai vigili del fuoco, quindi da parte dell’ufficio da lui stesso presieduto, asservendo il proprio ruolo istituzionale alla ricerca di un’utilità personale, incurante del conseguente rischio per la pubblica incolumità. In molti casi avrebbe anche agito come consulente privato o “ingegnere ombra” relativamente a progettazioni di impianti antincendio presentati tramite tecnici effettivamente incaricati dal committente, redigendo le pratiche che egli stesso sarebbe stato poi tenuto a controllare ed approvare nella sua veste istituzionale.

Le indagini hanno consentito di cristallizzare decine di presunti episodi corruttivi nei quali il pubblico ufficiale avrebbe percepito denaro contante da vari soggetti, come del resto documentato dai poliziotti della Squadra Mobile, specialisti dell’unità anticorruzione, grazie alle tecniche investigative adoperate.

Nel corso delle operazioni di perquisizione, a casa del pubblico ufficiale gli investigatori hanno rinvenuto, contenuti dentro una scatola da scarpe occultata all’interno di un piccolo vano del sottotetto, 170mila euro in contanti, che la squadra mobile ritiene il provento – o parte di esso – delle presunte operazioni di agevolazione compiute negli anni dall’ingegnere dei vigili del fuoco: denaro di cui il gip del tribunale di Livorno disponeva il sequestro preventivo.

Ma non solo. Gli agenti hanno trovato in casa di altri presunti collaboratori dell’ingegnere ulteriori regalie che l’attività investigativa ha evidenziato essere il premio per la propria opera di agevolazione di pratiche antincendio a favore di ditte e imprenditori vari: bottiglie di vino di marca pregiata ed un telefono cellulare di ultima generazione.

Nei giorni seguenti il Giudice per le indagini preliminari ha altresì sottoposto ad interrogatorio preventivo un ingegnere libero professionista, la titolare di una ditta antincendi ed un imprenditore di nazionalità cinese, indagati per aver concorso, a vario titolo, nell’attività di corruzione e concussione che il pubblico ufficiale avrebbe posto in essere su più fronti; oltre che per il reato di riciclaggio, in quanto, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, si sarebbe garantita quella liquidità necessaria a premiare il pubblico ufficiale, tentando così di occultare la provenienza delittuosa del denaro.

All’esito degli interrogatori, del 12 e 13 giugno le ipotesi investigative sono state confermate dalle dichiarazioni degli indagati.

 

© Riproduzione riservata

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