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MASSA – Nella parte più settentrionale della Toscana, dall’1 giugno, sono iniziati i monitoraggi dei tratti di spiaggia sabbiosi per ricercare, e tutelare, i nidi di tartaruga Caretta Caretta. Negli stessi giorni, altri gruppi di volontari si sono attivati con analoghi monitoraggi in altre province della costa toscana, Isola d’Elba inclusa.
Quest’attività ha subito dato i suoi frutti, infatti, questa mattina (11 giugno), alle 5,30, le donne e gli uomini del Wwf di Massa, impegnati come ogni mattina nel monitoraggio degli arenili alla ricerca di tracce di Caretta caretta, hanno osservato alcune tracce di tartaruga, presumibilmente uscita dal mare in orario notturno. La prima traccia è stata avvistata al bagno Malù mentre la seconda, ben evidente e con aree di sabbia smossa, è stata trovata, più a sud, al bagno Henderson.
I volontari, per l’esperienza maturata, hanno subito capito che si trattava di una nidificazione, confermata dopo poco da uno scavo esplorativo effettuato dai biologi di Arpat intervenuti sul posto.
Si tratta della prima nidificazione registrata in Toscana nel 2025. La sorpresa riguarda la nidificazione così settentrionale per la nostra regione e in anticipo rispetto agli anni precedenti: nel 2023 il primo nido massese era stato deposto il 19 giugno mentre nel 2024 il primo luglio (e anche nel 2021 e 2022 le prime nidificazioni erano state registrate a fine giugno-inizio di luglio).
Tutti i dati sulla nidificazione di Caretta caretta saranno disponibili sul sito di Arpat nella pagina dedicata alla biodiversità marina.
Capire quanto e come l’impatto dei cambiamenti climatici possa influire sull’espansione dell’areale delle femmine di Caretta caretta verso zone sempre più a nord è uno degli obiettivi del progetto europeo Life Turtlenest, coordinato da Legambiente, a cui Arpat ha aderito come partner insieme a stazione zoologica Anton Dhorn, Ispra, Università La Sapienza di Roma, università di Barcellona, Fundació Universitària Balmes, Enci, Cest Med, Regione Basilicata, Regione Campania, Regione Puglia.
Nel corso del progetto, che ha una durata di cinque anni, si prevede di monitorare circa 8mila chilometri di coste, incluse 64 aree protette della Rete Natura 2000, e in previsione 500 nidi, che verranno osservati per comprendere come l’impatto dei cambiamenti climatici possa incidere sulla scelta del sito di nidificazione da parte delle tartarughe, sulla temperatura di incubazione e sul successo della deposizione delle uova.