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La guerra in Ucraina non conosce sosta.
Dopo quasi un anno dall’inizio si moltiplicano a dismisura morti, armi, sanzioni Ue, gaffe.
E si moltiplicano a dismisura abitudine e indifferenza.
In un contesto in cui le azioni messe in campo non parlano di pace.
E a proporsi mediatore di pace è la Turchia.
Per la verità si era proposta anche l’Italia, che fin da subito col Governo Draghi si è fatta promotrice di invio di armi no stop a Zelensky.
E martedì 10 gennaio 2023 all’odg in Senato la proroga dell’invio di armi fino al 31 dicembre 2023 da parte del Governo Meloni ‘Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, recante disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina’.
Ma la Russia ha respinto al mittente la proposta di mediazione di pace made in Italy.
“L’Italia non può essere considerata una possibile garante del processo di pace né un’ intermediaria onesta nel conflitto in Ucraina”, è stata chiara la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Accusando poi la Russia via Twitter l’Italia di piazzare mine antiuomo e anticarro italiane in territorio ucraino per colpire l’esercito russo. Accusa lanciata dall’Ambasciata russa in un’Italia colpevole, secondo le accuse, di aver fornito armi che causeranno vittime “per molto tempo a venire”.
Accusa smentita dal ministro della Difesa Guido Crosetto: “la produzione di mine antiuomo in Italia si è interrotta più di 28 anni fa con una moratoria del Governo italiano e la successiva legge 374/1997 che le mise definitivamente al bando”.
La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, dichiara: “L’Ue farà tutto nel suo potere per supportare il coraggioso popolo ucraino, manterremo la pressione sul Cremlino e metterà in campo nuove sanzioni nei confronti di Bielorussia e Iran, che sostengono militarmente Mosca”.
Intanto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, hanno firmato martedì 10 gennaio 2023 a Bruxelles la terza dichiarazione sulla cooperazione tra Unione Europea e Nato.
“Il presidente Putin voleva dividerci ma ha fallito. Il regime a Mosca voleva un’Europa differente, e ciò avrebbe conseguenze sulla nostra sicurezza. Quindi noi dobbiamo continuare sulla nostra alleanza transatlantica, sulla cooperazione Ue-Nato e rendere più forte il nostro supporto all’Ucraina”, ha dichiarato Stoltenberg spiegando che la terza dichiarazione di cooperazione tra Ue e Alleanza porta la loro partnership “a un livello superiore”.
“E’ vero, i Paesi della Nato e dell’Ue hanno esaurito le loro scorte per fornire aiuti all’Ucraina. Ed è stata la cosa giusta da fare, perché si tratta della nostra sicurezza”.
“La guerra della Russia contro l’Ucraina ha avvicinato l’Ue e la Nato. Con la dichiarazione odierna, vogliamo portare la nostra cooperazione al livello superiore per garantire pace e stabilità'”. Ha detto Charles Michel, assicurando supporto militare e diplomatico “più forte” all’Ucraina.
Tra i punti chiave, “il pieno sostegno al diritto intrinseco dell’Ucraina all’autodifesa e a scegliere il proprio destino”.
La Russia invece, rende noto il ministro della Difesa Sergei Shoigu, citato dalla Tass, che continuerà a sviluppare armi nucleari per garantire la sovranità del Paese: “Continueremo a sviluppare la triade nucleare e a mantenerla pronta al combattimento, poiché lo scudo nucleare è stato e rimane il principale garante della sovranità e dell’integrità territoriale del nostro Stato”.