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PISA – Compro oro della provincia di Pisa sotto la lente della Guardia di Finanza.
L’obiettivo era la verifica del rispetto delle norme in materia di antiriciclaggio, in considerazione dell’elevata esposizione del settore al rischio di riciclaggio di denaro e reimpiego di beni di provenienza illecita.
Molti i soggetti in difficoltà che talvolta sono costretti a vendere oggetti preziosi d’oro di famiglia, per far fronte alle ordinarie esigenze di vita. Inoltre, non raramente accade invece che malviventi tentino di ‘monetizzare’ il provento di furti, cedendo la refurtiva alle predette attività economiche.
A fronte del controllo di numerosi esercizi che nella provincia di Pisa gestiscono attività di Compro Oro, compravendita o permuta di oggetti preziosi usati, quattro sono risultati non in regola con le norme antiriciclaggio.
Gli interventi ispettivi sono stati orientati a verificare, tra l’altro, il corretto adempimento delle prescrizioni in materia di identificazione della clientela, di conservazione dei dati acquisiti in sede di identificazione nonché delle schede relative alle operazioni effettuate per un periodo di 10 anni, dell’obbligo di segnalazione delle operazioni sospette, di tracciabilità delle operazioni stesse e di corretta compilazione delle schede relative ai clienti, cui sono soggetti gli operatori professionali in oro.
In particolare, un esercizio commerciale di Pisa è stato sanzionato per aver omesso di comunicare la variazione dei dati relativi agli estremi della nuova licenza nonché dei dati del nuovo amministratore e rappresentante legale.
In un altro esercizio commerciale di Santa Croce sull’Arno è stata constatata, oltre all’inosservanza degli obblighi di tracciabilità, l’alterazione, prima dei 10 giorni, degli oggetti preziosi acquisiti.
In altri due casi, esercizi commerciali di San Giuliano Terme e Pontedera si sono resi responsabili dell’inosservanza grave, ripetuta o sistematica ovvero plurima degli obblighi di conservazione, in quanto nella redazione delle apposite schede omettevano di indicare gli estremi del mezzo di pagamento utilizzato e dell’inosservanza degli obblighi di identificazione, in quanto hanno omesso di acquisire copia – in formato cartaceo o elettronico – del documento di riconoscimento del cliente, all’atto dell’effettuazione dell’operazione di acquisto di preziosi, in violazione agli obblighi imposti dalla normativa antiriciclaggio.
Alle attività commerciali risultate non in regola sono state comminate sanzioni amministrative che vanno, a seconda dei casi, fino ad un massimo di 80mila euro.
L’attività ispettiva antiriciclaggio posta in essere dalla Guardia di Finanza conferma il costante impegno nella tutela del commercio legale, anche in un settore delicato quale quello della compravendita di oggetti preziosi usati.