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Il doppio dato certo che esce dalle urne dell’election day del 12 giugno, oltre allo scollamento sempre più marcato tra politica e realtà, quella dei cittadini, è dato dal Requiem per il Movimento 5 Stelle, trionfatore alla politiche 2018, e dal game over del boom 2018 della Lega di Salvini. Con il Pd primo partito.
E poco serve gridare al complotto (Lega) o motivare le amministrative come un tabù (M5S). La Lega esce sconfitta dal 12 giugno non soltanto perché il referendum giustizia re dei flop della storia italiana dal 1946 a oggi, una débacle senza precedenti, porta la firma, anche, della Lega. Che si è spesa non poco con i banchetti in lungo e largo per l’Italia, Toscana in primis, per promuoverlo.
Ma perché alle amministrative 2022 la Lega ha dovuto cedere ampiamento il passo a FdI che ha triplicato i voti 2018. E ora FdI è leader di centrodestra. Ed è un dato che quando nel 2023 si andrà al voto per il Parlamento dimezzato peserà non poco in termini di potere contrattuale e di equilibri per quanto riguarda le candidature nel centrodestra.
Si analizzi il risultato di Pistoia, dove si è riconfermato al primo turno, 51,49% Alessandro Tomasi, primo sindaco di centrodestra, nel 2017, nella storia di Pistoia. Liquidando nettamente Federica Fratoni, Pd, 28,32%, prima donna presidente della Provincia di Pistoia e assessore regionale nella passata legislatura.
La Lega ha portato a Tomasi appena il 4,16%. Il suo Fratelli d’Italia il 14,20%.
Poi per Tomasi c’è un dato di primissimo piano, il suo risultato personale, il 17,32% della lista Ale Tomasi Sindaco, che sbaraglia le liste di partito. A dimostrazione della forza in termini di credibilità e affidabilità di un candidato col suo elettorato. E di risultati di governo cittadino che l’elettorato riconosce a Tomasi.
Non pervenuti i Cinque Stelle, nonostante il tour ininterrotto da mesi dell’ex premier Conti in tutte le piazza italiane, ininfluenti nelle urne.