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PRATO – Concluse le indagini per il tragico incendio al poligono di tiro di Galceti del 26 luglio del 2024, estesosi a 89mila metri quadrati di bosco nell’area protetta del Monteferrato.
Il violento incendio divampato, che ha provocato la morte di due persone (un lavoratore in
regime di collaborazione coordinata e continuativa con Ads Tiro a Segno Nazionale –
Sezione Prato e un frequentatore) e il ferimento di un terzo soggetto, sarebbe stato originato dallla presenza di significativi residui di polveri da sparo incombuste presenti di fronte e all’intorno alle postazioni di tiro della linea da 50 metri (dove si trovavano le due
vittime e il ferito). Polveri presenti in quantità significative, a seguito di una mancata adozione di approfondite attività di pulizia, contrariamente a quanto prescritto dalle norme tecniche che regolamentano la sicurezza nei poligoni a tiro a cielo aperto.
Il punto di origine dell’incendio è stato stabilito all’altezza del terreno, immediatamente davanti alla postazione di tiro numero 4, dove una delle vittime stava sparando con la pistola, utilizzando munizionamento ricaricato autonomamente. Lo sparo con questo tipo di munizionamento si caratterizza per la produzione di lapilli incandescenti in quantitativi decisamente superiori rispetto all’uso di munizionamento confezionato. Il contatto di tali lapilli con una quantità significativa di polveri da sparo incombuste presenti a terra davanti alla postazione di tiro avrebbe creato l‘innesco primario che si è rapidamente propagato alle altre porzioni di polveri da sparo incombuste presenti sulla superficie attingendo con estrema rapidità anche altri materiali combustibili presenti nell’intorno. La presenza diffusa di tali polveri sui materiali combustibili – in particolare nei box di tiro e su altri elementi come legno e pannelli fonoassorbenti lungo la linea di tiro – ha ulteriormente facilitato la propagazione delle fiamme che hanno coinvolto rapidamente la rete di raccolta dei bossoli, i pannelli fonoassorbenti e i materiali lignei.
Si è poi prodotta una densa nube di fumi caldi che si è rapidamente propagata all’interno del
sito superando rapidamente anche il muro perimetrale, raggiungendo anche la vegetazione presente del parco limitrofo e del bosco delle colline vicine.
La procura ipotizza che l’evento sia stato cagionato colposamente, a vario titolo, da sei indagati: i membri del consiglio direttivo dell’Unione Italiana Tiro a Segno Nazionale – sezione di Prato. I delitti iascritti agli indagati sono incendio colposo, omicidio colposo plurimo e incendio boschivo. Le acquisizioni hanno indotto sussistere nei loro confronti vari profili di colpa, consistiti nel non aver effettuato correttamente la manutenzione ordinaria della linea di tiro da 50 metri, nell’aver tenuto la struttura accessibile e utilizzabile per lo svolgimento dell’attività sportiva, nonostante fosse priva di agibilità, nel non aver ottemperato alle prescrizioni sulla sicurezza antincendio e nel non aver dotato il poligono della Scia Antincendio e nel non avere rispettato quanto previsto dal decreto legislativo 81 del 2008 per la tutela dei lavoratori e dei terzi che frequentavano un luogo di lavoro altrui.
Le risultanze sin qui acquisite sono il frutto di un intenso lavoro effettuato con la
massima cautela e attenzione alla ricerca di ogni elemento di prova anche a favore degli
indagati, al quale hanno contribuito un qualificato consulente tecnico, gli appartenenti
al Dipartimento della prevenzione dell’Asl Toscana Centro, ai.vigili del fuoco di Prato
e ai carabinieri del Nucleo investigativo reparto operativo del comando provinciale di Prato, costituiscono un significativo punto di arrivo e, al contempo, di partenza per approfondire nel contraddittorio con le persone indagate e offese o danneggiate, nonché
i loro difensori il quadro investigativo.
La Procura ha proceduto, infatti, a notificare agli indagati avviso di conclusione delle indagini preliminari.